– Benigno
ZACCAGNINI [Zac]
(Faenza, 17 aprile 1912 – Ravenna, 5 novembre 1989)
uomo politico italiano, esponente della Democrazia
cristiana
1937
si laurea in medicina e successivamente si specializza in pediatria,
esercitando la professione medica (fino all'8 settembre 1943);
1941-43
partecipa come ufficiale medico alla guerra nei Balcani;
1943
8 settembre, tra i fondatori della Dc, prende
parte alla Resistenza tra le file dei partigiani "bianchi",
di orientamento politico cattolico;
membro del Comitato di Liberazione Nazionale, è tra i più
attivi combattenti antifascisti della sua provincia; in questo frangente
stringe amicizia con Arrigo Boldrini e,
nonostante la loro diversità ideologica (Arrigo
Boldrini è del PCI), collaborano senza
screzi alla liberazione della Romagna;
1946
eletto all'Assemblea Costituente;
1948
eletto deputato (I Legislatura);
[Si candiderà sempre in Emilia-Romagna, regione
in cui il PCI raggiunge la maggioranza assoluta.]
si schiera più tardi a favore della formula politica del centrosinistra,
aderendo alla corrente di A.
Moro, rappresentante della sinistra democristiana;
1953
eletto deputato (II Legislatura);
1954
dirigente dell'Ufficio centrale dei problemi del lavoro;
1958
eletto deputato (III Legislatura);
luglio-gennaio 1959, sottosegretario al Ministero del
Lavoro e della Previdenza Sociale (II "governo
Fanfani");
1959
febbraio-febbraio 1960, ministro del Lavoro e della Previdenza
Sociale (II "governo
Segni");
1960
25 marzo-19 luglio, ministro del Lavoro e della Previdenza
Sociale ("governo
Tambroni");
luglio-febbraio 1962, ministro dei Lavori Pubblici
(III "governo
Fanfani");
1962
presidente (1962-68) del Gruppo parlamentare della Dc;
inizialmente aderisce alla corrente di "Iniziativa democratica"
(più nota come "corrente dorotea");
1963
eletto deputato (IV Legislatura);
1968
eletto deputato (V Legislatura);
vice presidente (1968-75) della Camera;
si avvicina ad A.
Moro, uscito dalla "corrente dorotea"
dopo aver lasciato la Presidenza del Consiglio;
1969
presidente (1969-75) del Consiglio Nazionale della Dc;
1972
eletto deputato (VI Legislatura);
1975-80
segretario nazionale della Democrazia
cristiana;
1976
eletto deputato (VII Legislatura);
[Alle elezioni politiche la Dc, da lui
guidata, ha ottenuto il 38,7% dei voti (+ 3,4% rispetto alle elezioni
amministrative dell'anno avanti), riuscendo in tal modo a frenare la
corsa a Palazzo Chigi di Enrico Berlinguer,
segretario del PCI, che pure ha toccato col 34,4% il
suo massimo risultato elettorale.]
Una proposta al Paese (1976)
1978
16 marzo, viene rapito A.
Moro;
[Durante il rapimento di A.
Moro da parte delle Brigate
Rosse, egli difende la linea della fermezza, cioè
il rifiuto di trattare coi terroristi in termini tali che ne implichino
un riconoscimento politico; ma la tragica morte dell'amico e maestro
lo distrugge umanamente e politicamente, anche a causa di alcuni passaggi
delle lettere di A.
Moro dalla prigionia in cui viene pesantemente criticato
e definito «il più fragile segretario
che abbia mai avuto la Dc».]
9 maggio, viene ucciso A.
Moro;
1979
eletto deputato (VIII Legislatura);
ottiene una ripresa elettorale per il suo partito nonostante il rapimento
e l'assassinio di A.
Moro;
1980
sostituito nella carica di segretario nazionale da Flaminio
Piccoli, non accetterà più alcun incarico istituzionale;
1983
eletto senatore (IX Legislatura);
1984
eletto al Parlamento Europeo;
1987
rieletto senatore (X Legislatura);
1989
5 novembre, muore a Ravenna, a causa di un arresto cardiaco.
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2009,
durante il processo al generale dei carabinieri Mario
Mori, accusato di non aver catturato Bernardo
Provenzano nel 1995, pur avendone la possibilità, il supertestimone
Massimo Ciancimino (figlio di Vito
Ciancimino, già sindaco di Palermo e, a detta della Corte
di Cassazione, il massimo esempio dell'infiltrazione della mafia nelle
strutture dello stato) dichiara che durante il sequestro di A.
Moro fu proprio Benigno Zaccagnini
a chiedere a suo padre d'intervenire per impedire la liberazione dello
statista rapito, cosa che sarebbe stata resa possibile dalla scoperta,
da parte della mafia, del nascondiglio dove A.
Moro era tenuto prigioniero.
Sempre a detta di Massimo Ciancimino, la
rete "Gladio" e i servizi segreti appoggiarono
la richiesta di Benigno Zaccagnini.
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