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Carlo BERNINI

(Bondeno, Ferrara 6 maggio 1936 – Castelfranco Veneto, 1º gennaio 2011)

uomo politico italiano, esponente della Democrazia cristiana, 4° Presidente della Regione Veneto;

[Marito di Angela Riboni e padre di Monica, Edoardo e Ludovico.]

si trasferisce con la famiglia a Crocetta del Montello essendo il padre caporeparto al Canapificio Veneto;

conseguita la maturità classica presso il Liceo Antonio Canova di Treviso, si laurea in Economia e Commercio presso l'Università "Ca' Foscari" di Venezia e in Scienze Politiche presso l'Università di Trieste;

docente di Economia dei trasporti presso le Università di Padova e Trieste;
insegna presso la Link Campus University of Malta in Roma;
entra giovanissimo in politica nelle file della Dc (prima fanfaniano, poi chiamato da A. Bisaglia nella corrente dei dorotei);

1971
presidente (1971-80) della Provincia di Treviso;

1972
consigliere d'amministrazione (1972-74) di Alitalia, svolge pure l'attività di consulente in materia di economia dei trasporti presso varie aziende del settore;

1974
ottiene la laurea in Legge della Northwood Institute of Middland (Michigan);

1978
fonda la Comunità di lavoro Alpe Adria;

1980
presidente (1980-89) della Regione Veneto;

1982
presidente (1982-84) della Comunità di lavoro Alpe Adria;

1985
presidente (18 giugno-29 luglio) del Consiglio regionale Veneto;

1987
presidente (1987-89) dell'Assemblea delle Regioni d'Europa;
si candida al Senato per la Dc, ma non viene eletto;

1989
luglio-marzo 1991, ministro dei Trasporti (VI "governo Andreotti");
[Alla guida della Regione Veneto viene sostituito come governatore da G. Cremonese.]

[1994, 12 luglio: VENEZIA - Pesanti condanne al termine del processo per la corruzione nel Veneto: il tribunale di Venezia ha quasi raddoppiato le pene chieste dal pubblico ministero Carlo Nordio:
- Quattro anni e mezzo per il cassiere della corrente dorotea veneta e braccio destro dell' ex ministro dc Carlo Bernini, Franco Ferlin (sentenza ridotta a un anno e 5 mesi in appello e confermata in Cassazione.);
- Tre anni e mezzo per il portaborse dell' ex ministro degli Esteri G. De Michelis, Giorgio Casadei;
- Quattro anni per l' ex presidente della giunta regionale, il potentissimo esponente democristiano G. Cremonese.
Tutti accusati di vari episodi di corruzione. La sentenza era molto attesa non soltanto perché si tratta del primo grande processo della tangentopoli veneta, ma anche perché sicuramente influenzerà il procedimento nei confronti dei due uomini politici che un tempo, stando alle ipotesi d'accusa, si sarebbero divisi potere e mazzette nella regione, il doge dello scudocrociato Carlo Bernini e quello del garofano G. De Michelis. Inizialmente, erano entrambi imputati di corruzione e violazione della legge sul finanziamento dei partiti assieme ai loro proconsoli, ma poi il procedimento che li riguarda è stato separato in attesa dell'autorizzazione a procedere della Camera e del Senato. E proprio nei giorni scorsi i due ex ministri veneti sono stati rinviati a giudizio: il processo per loro verrà celebrato il 30 novembre. Due sostanzialmente gli appalti finiti sotto inchiesta in questa indagine: quello per la costruzione del raccordo con l'aeroporto veneziano Marco Polo e della terza corsia autostradale Venezia-Padova e quello per gli impianti anti-atrazina per gli acquedotti di mezzo Veneto. Lavori per centinaia di miliardi per i quali dorotei e demichelisiani si spartivano il 2-3 per cento a testa del valore complessivo delle opere.
Gli uomini politici sarebbero riusciti a far lavorare le imprese a loro legate, in cambio dei versamenti delle mazzette da parte degli imprenditori, grazie alla presenza prima come presidente della Società autostrade e poi come presidente della giunta regionale di G. Cremonese.
Ieri, i giudici del tribunale hanno condannato anche il segretario amministrativo regionale della Dc Lorenzo Munaretto a due anni e dieci mesi per ricettazione e un altro esponente del Psi veneziano, Giuseppe Lissandrin, a tre anni di reclusione.
I magistrati veneziani sono stati più teneri con gli imprenditori, la maggior parte dei quali avevano scelto di patteggiare le pene, tutte inferiori ai due anni, all'inizio del processo. Quelli che hanno scelto di andare fino in fondo sono stati condannati a un anno e quattro mesi, come ad esempio Luciano Bertoncello, amministratore della Mantelli Estero dell'Iri. Assolto, invece, il direttore della cooperativa rossa di Ravenna Cmc Valentino Tavolazzi.
L'indagine, che aveva colpito subito in alto, mettendo in discussione il ventennale sistema di potere nel Veneto, era iniziata tre anni fa, grazie all'intuizione del pubblico ministero veneziano Ivano Nelson Salvarani e all'abilità professionale del carabiniere Massimo Carraro e dei suoi colleghi. Entrambi, però, non erano riusciti a portare a termine l'inchiesta: il giudice perché in quei giorni era stata accolta una sua precedente richiesta di trasferimento; il militare perché era stato allontanato, forse perché troppo scomodo, con un'accusa poi rivelatasi infondata. Il pm Carlo Nordio nella sua requisitoria si era mantenuto piuttosto 'basso' nelle richieste di condanna, in particolare per Giorgio Casadei. Aveva chiesto ai giudici del tribunale di tenere in considerazione la scelta fatta dal braccio destro di G. De Michelis, quella di ammettere almeno parzialmente l'esistenza del finanziamento illegale del Psi. I magistrati, però, non l'hanno ascoltato, ritenendo evidentemente poca cosa la collaborazione del portaborse Psi. "Visto che hanno addirittura raddoppiato la pena, ritengo che non abbiano dato molto peso all'apporto di Casadei - ha dichiarato alla fine Carlo Nordio - ma quello che alla procura interessa è che il tribunale ha confermato la responsabilità della maggior parte degli imputati, dimostrando che non si è trattato di un'azione persecutoria della magistratura nei confronti dei politici veneti".
«La Repubblica» - GIORGIO CECCHETTI]

1997, 12 maggio: ARCHIVIO.AGI.it
In appello gli ex ministri G. De Michelis e Carlo Bernini.
È cominciato oggi davanti alla prima sezione penale della Corte d'appello lagunare presieduta da Giovanni Battista Stigliano Messuti. Oltre ai due leader storici del Psi e della Dc, sul banco degli imputati ci sono anche l'ex presidente della Giunta regionale G. Cremonese e soprattutto i due portaborse di Carlo Bernini e G. De Michelis, Franco Ferlin e Giorgio Casadei. I dieci imputati, al termine dei processi di primo grado - ne sono stati celebrati due diversi: l'ultimo per i due ex ministri per i quali era stato necessario attendere l'autorizzazione del Parlamento, il primo per tutti gli altri - erano stati pesantemente condannati, al di là delle richieste del pm Carlo Nordio.
Nel nuovo processo, nel caso venissero concesse le attenuanti generiche, c'è il rischio che i reati contestati, quello di corruzione, vengano prescritti prima che si compia l'iter giudiziario. Stamane c'erano G. De Michelis, Giorgio Casadei, G. Cremonese. Assente Carlo Bernini perché ricoverato in ospedale. Franco Ferlin ha presentato istanza di ricusazione nei confronti del presidente e del giudice a latere. Altri hanno chiesto il rinvio.
Aggiornamento delle 17:26. La Corte d'Appello di Venezia, dopo una riunione in camera di consiglio, ha deciso di continuare il processo a G. De Michelis e Carlo Bernini, mentre ha rinviato a data da stabilirsi quello ai "portaborse" Feltrin e altri.
Aggiornamento delle 20:24. La conferma della sentenza di primo grado (quattro anni per G. De Michelis e tre anni e 7 mesi per Carlo Bernini) è stata chiesta oggi dal Procuratore Generale nella requisitoria al processo di appello contro i due ex ministri. G. De Michelis si è dichiarato estraneo ai fatti di corruzione che gli vengono addebitati. Ad accusarli di corruzione, assieme ai "portaborse", il cui processo è stato però rinviato a data da destinarsi, erano stati una decina di imprenditori veneziani e padovani pure finiti sotto inchiesta per lo stesso reato ma che hanno patteggiato ottenendo pene da un minimo di alcuni mesi al massimo di un anno e mezzo di reclusione. Chiamati poi davanti al tribunale per ripetere le accuse si avvalsero della facoltà di non rispondere.


1991
aprile-aprile 1992, ministro dei Trasporti (VII "governo Andreotti");

1992
23 aprile, eletto senatore (XI Legislatura);
lo stesso anno si ritira dalla politica, in seguito al coinvolgimento personale in procedimenti giudiziari legati all'inchiesta di "Tangentopoli";
[Riguardo a tangenti ricevute per pilotare l'assegnazione degli appalti per la costruzione della bretella autostradale di Tessera e l'ampliamento dell'autostrada A4 tra Venezia e Padova.]

Negli anni 2000 presiede la compagnia aerea low cost Myair.com;

2003
dopo un lungo periodo di inattività, entra nelle file dell'UDC;

2008
abbandonata l'UDC, entra a far parte del Popolo delle Libertà;
ottobre, viene nominato consigliere giuridico del Ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi;

2009
21 luglio, Myair.com rimane a terra con i suoi velivoli per mancato pagamento di tasse e tariffe aeroportuali, lasciando moltissimi passeggeri senza riprotezione in molti aeroporti italiani;
23 luglio, si vede sospendere la licenza da parte dell'ENAC per i gravi disservizi causati ai passeggeri;

2011
1° gennaio, muore, la notte di capodanno, a Castelfranco Veneto.

_________________________

10 maggio 2011

Eredità Bernini, la famiglia rinuncia
La moglie e i figli di Carlo Bernini hanno rinunciato all'eredità del senatore. E, in questo modo, hanno scongiurato un sequestro conservativo di beni da 120 milioni di euro autorizzato dal giudice in relazione al "crac My Air".

Il fallimento della compagnia aerea low cost [Myair.com] dovrà dunque bussare alle porte degli altri amministratori della società finiti sotto inchiesta.
L'ex ministro dei Trasporti, ex governatore della Regione Veneto ed ex presidente della compagnia aerea My Air morto la notte di Capodanno all'ospedale di Castelfranco, ha lasciato ai familiari un'eredità decisamente contenuta.
Ai figli Monica, Edoardo e Ludovico e alla moglie Angela Riboni è toccata infatti la metà di un appartamento di Asolo e poco di più. Sicuramente non la casa in cui Carlo Bernini viveva, sempre ad Asolo, perché lì era in affitto.
Contabilizzando i beni dell'eredità, dunque, risultava una cifra che rappresenta una briciola dei 120 milioni di euro stabiliti dal giudice vicentino Antonio Picardi a titolo di sequestro conservativo a favore dei creditori del "crac My Air".
Fallimento per cui il senatore era finito sotto inchiesta in qualità di presidente della società.
Un elemento, quello del sequestro incombente, che ha sicuramente pesato sulla decisione della famiglia di Carlo Bernini di rinunciare all'eredità.
In quanto eredi, infatti, i parenti sarebbero diventati automaticamente destinatari del provvedimento conservativo che ha già interessato i componenti del cda e dei collegi sindacali di My Air.
E con quanto lasciato dal senatore - di fatto una vecchia Alfa 147, scrivono i suoi legali nella memoria, facendo riferimento neppure troppo ironicamente al veicolo intestato a Carlo Bernini - non avrebbero potuto accontentare neppure il più piccolo creditore del crac.
All'atto di rinuncia da parte dei Bernini è seguito quello di opposizione al sequestro, firmato dagli avvocati Massimo Malvestio e Paolo Corletto di Treviso.
L'istanza è stata accolta dalla magistratura berica e lo scorso 19 aprile il giudice ha revocato il sequestro.
Il caso My Air, per la famiglia del senatore, è pertanto chiuso.
Resta aperta, invece, l'inchiesta della Procura di Vicenza sul crollo della compagnia low cost di Torri di Quartesolo che - dopo la revoca della licenza per gravi disservizi della società - aveva lasciato 215 milioni di debiti, 160 mila biglietti venduti, ma non utilizzati e falsi in bilancio per circa 700 milioni di euro. Le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore Marco Peraro sono quelle di truffa e di bancarotta fraudolenta.
[Fonte: «La Tribuna di Treviso» 10 maggio 2011 - Sabrina Tomè.]

 

 

Fonti
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