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Dwight MACDONALD

(New York, 24 marzo 1906 – New York, 19 dicembre 1982)

scrittore, filosofo e sociologo statunitense, nonché politico, editore, critico letterario e cinematografico;
[È celebre per la sua analisi delle categorie estetico-sociologiche di Mass Culture (cultura di massa, che egli preferiva chiamare Masscult) e Midculture (o Midcult).]


formatosi alla Phillips Exeter Academy e poi alla Yale University, inizia come tirocinante presso "Macy's", ma si trasferisce presto al «Time», dove gli viene offerto un posto da H.R. Luce, suo compagno a Yale;

1929
diventa redattore associato nell’ambizioso progetto di H.R. Luce per il magazine «Fortune» – un ruolo inaspettato per uno con gli interessi letterari come i suoi;
[Come molti collaboratori di «Fortune», durante questo periodo le sue idee politiche si radicalizzano a causa della "Grande depressione".]

1934
sposa Nancy Gardiner Rodman (1910-1996), sorella di Selden Rodman;

1936
a seguito di una polemica editoriale, abbandona l'impiego;
[Quando i responsabili della rivista pubblicano la quarta e ultima parte di un suo articolo contro l’industria dell’acciaio Statunitense.]

1937
inizia a lavorarare alla «Partisan Review» (1937-43);

Fascism and the American Scene (1938, pamphlet)

1943

The war's greatest scandal; the story of Jim Crow in uniform, pamphlet, research by Nancy Macdonald (1943)

1944
fonda «Politics» (1944-49), testata avversaria alla «Partisan Review»;
come editore, incoraggia voci differenti, come:
. Lionel Trilling,
. Mary McCarthy,
. George Orwell,
. Bruno Bettelheim,
. C. Wright Mills;

The Responsibility of Peoples: An Essay on War Guilt (1944)

1948


Henry Wallace: The Man and the Myth (1948)

nel frattempo, lavora al «The New Yorker» come collaboratore interno e all’ «Esquire» come critico cinematografico;
come molti intellettuali dell’epoca, abbandona il "Trotzkismo" per abbracciare il pacifismo e l’anarchismo individualista;

1950
negli anni ’50 è un fiero antisovietico, mantenendo rapporti con il Congress for Cultural Freedom = Congresso per la libertà della cultura, appena costituito;

1953

The Root is Man: Two Essays in Politics (1953)

1955

The Ford Foundation: The Men and the Millions - an Unauthorized Biography (1955)

1957

The Responsibility of Peoples, and Other Essays in Political Criticism (1957)

1958
all'inizio dell'anno (da qualche tempo ha assunto il suo incarico a «Encounter») ricompare a New York;
[Prima di tornarvi ha fatto tappa, per due settimane, in Toscana.]
Si mette ora a scrivere dei suoi sentimenti di repulsione – nei confronti della violenza, della volgarità, della «confusione» dell'America, un paese senza stile, senza il senso del passato e del presente, dedito esclusivamente a ottenere il maggior profitto possibile.
Asserisce irosamente: «Il motto nazionale non dovrebbe essere "E plurisbus unum" né "In God We Trust", ma "Mi tengo il mio e adesso ti frego, Jack"». ]
[Frances Stonor Saunders, La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti (1999 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti; 2004, pressoché ignorato, in Italia).]


1960
negli anni ’60 cura la rassegna cinematografica sul «The Today Show»;


è un ancor più fiero oppositore della Guerra del Vietnam e un sostenitore del movimento degli studenti radicali;
con questa sua caratteristica imprevedibilità, combina il nuovo radicalismo politico con un duro conservatorismo culturale, simile a quello di György Lukács;
[A questo proposito, si racconta come, durante le proteste del 1968 alla Columbia University, si sia lamentato della presenza di bandiere rosse, simbolo della rivoluzione, e per l’assenza di bandiere nere, che rispondessero alle sue inclinazioni anarchiche.]

Memoirs of a Revolutionist: Essays in Political Criticism (1960)

Neither Victims nor Executioners di A. Camus (1960, traduzione)

Parodies: An Anthology from Chaucer to Beerbohm - and After (1960, curatela)

1962
Against The American Grain: Essays on the Effects of Mass Culture (1962; trad. it.: Controamerica, a cura di C. Gorlier, Milano 1969)

1963
1° febbraio, coolabora al «The New York Review of Books», dove scrive e pubblica una trentina di saggi e recensioni;

Our Invisible Poor (1963)

1965


Poems di Edgar Allan Poe (1965, curatela)

1970


Politics Past (1970)

1971


Dwight Macdonald on Movies (1971)

1974


Discriminations: Essays and Afterthoughts 1938-1974 (1974)

1982


My Past and Thoughts : The Memoirs of Alexander Herzen (1982, curatela)



19 dicembre, muore a New York.

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Postumi:


Moral Temper: The Letters of Dwight Macdonald (2001, a cura di Michael Wreszin).

 

 

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