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– Vittoria
COLONNA
(Marino, Roma 1490/2 - Roma 25 febbraio 1547)
poetessa italiana, amica di Michelangelo;
[Figlia di Fabrizio,
connestabile di Napoli, sorella di Ascanio,
duca di Tagliacozzo e marito di Juana d'Aragona
(la più bella donna del secolo- 1518 ritratto di Raffaello
su ordine del cardinal Bibiena e dallo
stesso donato a Francesco I re di Francia;
oggi esposto al Louvre) .
Il 27 dicembre 1509, nel castello dell'isola d'Ischia, sposa don Ferrante
de Ávalos († 1525), marchese di Pescara. ]
1532
anni seguenti, assiste alle conferenze sulla Bibbia tenute
dallo spagnolo Juan de Valdés che
riunisce nella sua splendida casa sulla Riviera di Chiaia un brillante
circolo di donne di formazione umanistica;
1534
conosce a Roma il frate cappuccino B.
Ochino;
1536
assieme alla cognata Giovanna prepara l'ingresso
tronfale a Roma dell'imperatoe Carlo V;
1537-40
amica del cardinale Reginald
Pole, viaggia di luogo in luogo abitando ora Roma nel palazzo
Colonna, ora a Orvieto, ora ad Arpino, ora a Ferrara;
1537,
8 maggio-febbraio 1538
soggiorna presso la corte del duca Ercole
e della sua consorte Renata di Francia,
amica di J.
Cauvin; mentre pensa seriamente al progetto di partire in
pellegrinaggio in Terrasanta in compagnia di qualche pia donna o di
un cappuccino, arrivano a Ferrara Claudio Jay
e Simone Rodrigues;
[Come testimoniato da quest'ultimo nelle su Memorie,
i due stranieri vengono esaminati dalla severa e arcigna direttrice
dell'ospedale, secondo la sua abitudine, sulla sifilide che in questo
periodo imperversa dappertutto.]
13 marzo, la marchesa riceve da papa Paolo
III l'autorizzazione al pellegrinaggio (come lo riceveranno il
27 aprile I. di Loyola
e i suoi compagni);
12 giugno, in una lettera comunica al cardinale Ercole
Gonzaga che per il momento non c'è alcuna possibilità
di arrivare a Gerusalemme per i torbidi politici in atto;
come successo ad I. di
Loyola, né lei né i suoi compagni possono però
giungere a Gerusalemme;
1541
da ottobre si ritira a Viterbo nel convento di Santa Caterina dove passa
tre anni decisivi per la sua vita interiore;
1542
Viterbo, per conto del p. generale dei gesuiti I. di Loyola riceve la visita di p. Antonio
Araoz il quale le parla di Dio e della Chiesa… ma anche delle
liti scoppiate in famiglia tra lei e suo fratello, il violento duca
Ascanio, soprattutto
a proposito della sua fragile unione con Juana
d'Aragona;
22 agosto, riceve la lettera nella quale B.
Ochino la informa della sua apostasia dalla Chiesa cattolica;
dopo la profonda delusione causata da questi, rivolge la sua attenzione
a Roma;
1544
verso la fine dell'anno occupa un appartamento nel convento di Sant'Anna
de' Funari dove trascorre diverse ore con l'amico Michelangelo,
anche lui deluso della vita;
1545
12 dicembre, in una lettera spinge p. Claudio
Jay che si trova a Dillingen, a fare un passo nel tentativo di
convertire B.
Ochino;
in questo periodo incontra anche l'amico umanista Lattanzio
Tolomei;
1547
25 febbraio, muore.
Opere postume:
Rime (1558)
Carteggio (edito solo tra il 1889 e il 1901).
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________________________da Wikipedia:
Non vi è accordo sulla data di nascita di Vittoria Colonna: oltre
alla data del 1490 è stata proposta, in un importante studio
monografico tedesco del 1916, quella del 1492.[1] Appartenente alla
nobile famiglia dei Colonna in quanto figlia di Fabrizio Colonna e di
Agnese di Montefeltro, dei Duchi di Urbino, ella stessa ebbe il titolo
di marchesa di Pescara. I Colonna erano, in quegli anni, alleati della
famiglia D'Avalos e, per suggellare tale alleanza, concordarono il matrimonio
fra Vittoria e Ferdinando Francesco quando ancora erano bambini. I due
si sposarono il 27 dicembre 1509 ad Ischia, nel Castello Aragonese.
Il soggiorno di Vittoria Colonna ad Ischia, dal 1501 al 1536, coincise
con un momento culturalmente assai felice per l'isola: la poetessa fu
infatti circondata dai migliori artisti e letterati del secolo, tra
cui Michelangelo Buonarroti, Ludovico Ariosto, Jacopo Sannazaro, Giovanni
Pontano, Bernardo Tasso, Annibale Caro, Pietro Aretino, Girolamo Britonio,
Angelo di Costanzo e molti altri.
Vittoria Colonna, disegnata da Michelangelo
Il matrimonio con D'Avalos, sebbene combinato per servire le politiche
di famiglia, riuscì anche dal punto di vista sentimentale, ma
i due coniugi non trascorsero molto tempo insieme a Ischia dove si erano
stabiliti, perché Ferdinando Francesco nel 1511 partì
in guerra agli ordini del suocero per combattere per la Spagna contro
la Francia. Fu preso prigioniero in occasione della Battaglia di Ravenna
nel 1512 e deportato in Francia. Successivamente, divenne un ufficiale
dell'esercito di Carlo V e rimase gravemente ferito durante la Battaglia
di Pavia, il 24 febbraio 1525. Vittoria partì subito per raggiungerlo
ma la notizia della sua morte la colse mentre era in viaggio. Cadde
in depressione e meditò il suicidio ma riuscì a riprendersi
anche grazie alla vicinanza degli amici.
Decise di ritirarsi in convento a Roma (il convento delle Clarisse
allora annesso alla Chiesa di S. Silvestro) e strinse amicizia con varie
personalità ecclesiastiche che alimentavano una corrente di riforma
all'interno della Chiesa Cattolica, tra cui, soprattutto, Juan de Valdés
e Bernardino Ochino.
Non rimase a lungo in pace perché il fratello, Ascanio Colonna,
entrò in conflitto con il papa, una prima volta con Clemente
VII, ed in tale occasione si trasferì a Marino e poi di nuovo
a Ischia e cercò di mediare fra i contendenti. Questo, tuttavia,
le evitò di vivere in prima persona la traumatica esperienza
del Sacco di Roma (1527) e le consentì di prestare aiuto alla
popolazione e di riscattare prigionieri anche ricorrendo alle proprie
sostanze.
La Crocifissione per Vittoria Colonna
Ritornata a Roma nel 1531, nel 1535 conobbe Pietro Carnesecchi con cui
intrecciò un rapporto di amicizia. In seguito, le venne l'ispirazione
di compiere un viaggio in Terra Santa. Si trasferì quindi a Ferrara
nel 1537, in attesa di ottenere i permessi dal Papa, con l'intenzione
di imbarcarsi da Venezia. Tuttavia non partì: la salute malferma
la costrinse a rinunciare all'idea. Nel 1536 o 1538 è da collocarsi
il primo incontro con Michelangelo Buonarroti.[2] Nel 1539 rientrò
a Roma dove crebbe l'amicizia con Michelangelo, che la stimò
enormemente e su cui ebbe una grande influenza, verosimilmente anche
religiosa.
Mantenne anche per molti anni una stretta corrispondenza epistolare
con il grande artista, di cui restano oggi due missive michelangiolesche
e cinque della marchesa. Il Buonarroti nel 1540 le inviò un piccolo
quadro, una Crocifissione per la propria cappella privata; i bozzetti
della Crocifissione sono attualmente conservati al British Museum di
Londra e al Louvre di Parigi: l'artista aveva dipinto soltanto il Cristo,
la Vergine e la Maddalena e, quando nel 1547 Vittoria morì, Michelangelo
modificò il quadro raffigurando Vittoria come Maddalena. Una
copia si trova nella concattedrale di Santa Maria de La Redonda a Logroño.
Nel 1541 il fratello entrò per la seconda volta in conflitto
con papa Paolo III, giungendo a fomentare una rivolta. Vittoria, allora,
si trasferì a Viterbo dove conobbe il cardinal Reginald Pole.
Nel 1544 rientrò a Roma dove, nel 1547 la colse la morte che,
probabilmente, le risparmiò un'inchiesta dell'inquisizione che
perseguitò molti dei suoi amici.
Nella storia di Sicilia si ricorda un'altra Vittoria Colonna de Cabrera
Duchessa di Medinaceli, figlia di Marcantonio Colonna e dunque pronipote
della poetessa, che ha fondato la città di Vittoria (RG).
Scritti[modifica | modifica wikitesto]
Le sue opere comprendono poemi d'amore per il marito, le Rime, suddivise
in Rime amorose e Rime Spirituali, ispirate allo stile di Francesco
Petrarca, e composizioni in prosa di tema religioso tra cui il Pianto
sulla passione di Cristo e l'Orazione sull'Ave Maria. Segue un elenco
essenziale di alcune edizioni degli scritti di Vittoria Colonna, a cominciare
da quelle pubblicate come poetessa ancora in vita:
Rime de la diuina Vittoria Colonna, In Parma, Antonio Viotti, 1538;
e successive numerosissime edizioni.
Le rime spirituali della illustrissima signora Vittoria Colonna marchesana
di Pescara. Non più stampate da pochissime infuori, le quali
altroue corrotte, et qui corrette si leggono, In Vinegia, appresso Vincenzo
Valgrisi, 1546; e successive edizioni;
Pianto della marchesa di Pescara sopra la passione di Christo. Oratione
della medesima, sopra l'Aue Maria. Oratione fatta il Venerdì
santo, sopra la passione di Christo, In Venetia, Paolo Manuzio, 1556;
e successive edizioni;
Sonetti in morte di Francesco Ferrante d'Avalos marchese di Pescara,
edizione del ms. XIII.G.43 della Biblioteca nazionale di Napoli a cura
di Tobia R. Toscano, Milano, G. Mondadori, 1998;
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