– Pietro
BEMBO
(Venezia 1470 – Roma 1547)
scrittore ed ecclesiastico italiano, la cui importanza sta nell'aver:
- definito il concetto dell'amor platonico,
- imposto alto prestigio all'imitazione petrarchesca,
- dato unità e norma alla lingua italiana, distinguendola dalla
lingua domestica e popolare;
di nobile famiglia, era figlio di Bernardo,
diplomatico di rilievo, che lo avviò agli studi umanistici e
lo volle con sé in molti viaggi e missioni;
1492-94
perfezionati questi studi a Messina, alla scuola di greco di
C. Lascaris, torna a Venezia dove collabora
al programma editoriale-culturale di Aldo
Manuzio;
1496
De Aetna (1496, breve dialogo, frutto di un soggiorno alle falde
dell'Etna)
1497-1505
soggiorna più volte a Ferrara, dove s'innamora di Lucrezia
Borgia;
1501
Rime del Petrarca
(1501; 1535, seconda edizione; 1548 terza edizione; tutte curate per
conto di Aldo Manuzio)
1502
Commedia
di Dante (1502, c.s.)
1505
Asolani
(1505, presso il Manuzio; 1530, seconda
edizione rielaborata; 1553, III edizione postuma; dialoghi in 3 libri,
alternanti prosa e versi, ambientati nella villa di Asolo di Caterina
Cornaro, già regina di Cipro)
Stanze e Alma cortese
1506-12
è alla corte d'Urbino;
1512
sostiene una grande polemica a Roma con G.
Pico della Mirandola circa il "principio dell'imitazione";
De imitatione (1512, epistola in cui espone, appunto, i principi
del "ciceronianismo")
1513
arriva a Roma dove è nominato, da Leone
X, segretario ai brevi (o abbreviatore) insieme a I.
Sadoleto;
1519
torna nel Veneto;
1522
si stabilisce a Padova;
1525
Prose della volgar lingua (1525; 1538 seconda edizione; postuma,
1549 III edizione; dialoghi in 3 libri ambientati nella corte di Urbino,
in cui dà la prima grammatica razionalmente ordinata della lingua
italiana (pedantesche le precedenti Regole di G.F.
Fortunio del 1516)
1530
è
nominato storiografo ufficiale della Repubblica di Venezia e bibliotecario
della Libreria Nicena (poi Biblioteca Marciana) di Venezia;
per la carriera ecclesiastica rinuncia a sposare la donna amata, Faustina
Morosina della Torre, che gli ha dato tre figli;
Rime
(1530, ma composte in varie riprese, in cui manifesta la sua ammirata
soggezione a Petrarca; iniziano la stagione
del "petrarchismo")
1536
Brevi scritti per Leone X (1536)
1539
diventa cardinale sotto Paolo III;
1541
vescovo di Gubbio;
1544
vescovo di Bergamo;
1547
muore a Roma.
Postumi:
Lettere (1548, I Libro; 1550-51, II Libro, cso il giovanile
carteggio amoroso (1500-1501), con Maria Savorgnan)
Historiae Venetae libri XII (1553; storia, dal 1487 al 1513,
da lui stesso poi tradotta in volgare).
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