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Loris Fortuna

(Breno, Brescia 22 gennaio 1924 – Roma, 5 dicembre 1985)

laureato in giurisprudenza, avvocato penalista, uomo politico italiano, esponente del PSI (Partito Socialista Italiano);
[Il suo nome - assieme a quello di Antonio Baslini - è legato alla legge italiana sul divorzio, denominata "legge Fortuna-Baslini".]

[Figlio di Mario e di Luigina Dotti.]

poco dopo la sua nascita il padre diviene capo cancelliere presso il Tribunale di Udine e vi si trasferisce con la famiglia;

dopo aver conseguito la maturità al liceo "Stellini", partecipa alla lotta di liberazione come partigiano nelle formazioni "Osoppo" e "Friuli";

il padre è rappresentante del PCI (Partito comunista italiano) in seno al Comitato di liberazione nazionale di Udine;

laureato in giurisprudenza, avvocato penalista;

1944
aprile, viene catturato dai nazisti, processato da un tribunale tedesco dell'Adriatisches Küstenland e condannato ai lavori forzati nel penitenziario di Bernau, in Alta Baviera;
[Potrà ritornare in patria solo dopo la fine della guerra.]

s'iscrive al PCI e s'impegna nel movimento di lotta dei braccianti e salariati agricoli;

1946
dirige (1946-48) il settimanale «Lotte e lavoro», col quale conduce battaglie politiche e culturali anche a fianco di P.P. Pasolini;

1949
si laurea in giurisprudenza all'università di Bologna con una tesi su "Diritti di sciopero e non collaborazione";
i suoi esordi nella professione forense sono legati alla sua militanza politica;
per diversi anni è infatti il legale della Federazione dei lavoratori della terra e delle Camere del lavoro di Udine e di Pordenone;

1956
consigliere comunale, all'indomani dei fatti d'Ungheria esce dal PCI;

1957
aderisce al PSI di cui diviene segretario provinciale;

1958
è il primo firmatario di una proposta di legge intenta a legalizzare il divorzio, ma su suggerimento di Pietro Nenni decide inizialmente di non sottoporre la sua proposta all'esame in Parlamento;

1963
16 maggio, rieletto deputato (IV Legislatura) per la circoscrizione di Udine;

1968
5 giugno, eletto deputato (V Legislatura);

1970
rotti gli indugi, propone la possibilità di divorziare per gli italiani insieme al collega liberale Antonio Baslini;
nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana, incassa l'appoggio del PCI, del Partito Radicale, del PLI e della sinistra;
1º dicembre, o la proposta di legge "Fortuna-Baslini" viene approvata con 325 sì (e 283 no) alla Camera e 164 sì (e 150 no) al Senato della Repubblica;
[Legge 1 dicembre 1970, n. 898.
Durante la campagna elettorale divorzista, si legò umanamente e politicamente al leader radicale Marco Pannella: da qui la sua scelta di avere la "doppia tessera" del PSI e del PR. ]

Sempre nel corso della Quinta legislatura si occupa della revisione del diritto di famiglia e chiede l'abolizione degli annullamenti automatici dei matrimoni ad opera della Sacra Rota.

 

1972
25 maggio, eletto deputato (VI Legislatura);

è autore della prima proposta sulla depenalizzazione dell'aborto;


1974
14 marzo-3 ottobre,  (V "governo Rumor");
11 maggio, dopo il tentativo del Dc di abrogare, con la via del referendum, la Legge 1 dicembre 1970, n. 898 (o Legge "Fortuna-Baslini" sul divorzio) nella consultazione popolare il 59,3% dei votanti, pari al 52% degli aventi diritto (affluenza alle urne pari all'87,7%), si dichiara contrario all'abrogazione;

novembre-gennaio 1976 (IV "governo Moro");

1976
5 luglio, rieletto deputato (VII Legislatura);

1979
20 giugno, rieletto deputato (VIII Legislatura);

1980
suggerisce una serie di modifiche alla Legge "Fortuna-Baslini" sul divorzio, con una separazione necessaria ridotta a due anni (senza opposizione di uno dei due), rispetto ai cinque previsti;

1981
17 maggio, dopo la proposta della Dc di indire un referendum popolare per l'abolizione della prima proposta sulla depenalizzazione dell'aborto, le sue tesi ottengono l'appoggio del 67,9% della popolazione;


1982
dicembre-aprile 1983, ministro per il Coordinamento della Protezione Civile della Repubblica Italiana (V "governo Fanfani);

1983
12 luglio, eletto deputato (IX Legislatura);
agosto-5 dicembre 1985, ministro delle Politiche comunitarie (I "governo Craxi");

1984
chiede alcune modifiche e integrazioni alla legge sulla cooperazione dell'Italia con i paesi in via di sviluppo e sugli interventi contro la fame nel mondo;
si batte nel chiedere norme sulla tutela della dignità del malato e la disciplina dell'eutanasia passiva;

Poco prima di morire, chiede a Bettino Craxi di raggiungere un'intesa elettorale coi radicali.

1985
5 dicembre, muore a Roma.


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2005

Il suo nome torna a circolare nell'ambiente politico quando, a seguito dell'alleanza tra radicali e SDI (Rosa nel pugno) il vecchio amico Marco Pannella lo accosta a Tony Blair e José Luis Zapatero come esempio da seguire all'interno della tradizione laico-socialista.

 

 

 

Fonti
- Altre

 

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