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– Antonio
[Toni] BISAGLIA
(Rovigo, 31 marzo 1929 – Santa Margherita Ligure, Genova 24 giugno
1984)
politico italiano, esponente della Democrazia cristiana;
[Figlio di un ferroviere con famiglia numerosa.
1983, sposa Romilde Bollati di Saint Pierre
(Parma 1932 - Torino 21 aprile 2014).]
[Sarà ricordato per aver allevato due giovani
leve della Dc, di cui disse: «Ho
due figli, uno bello e uno intelligente». Secondo la stampa
quello bello era Pier Ferdinando Casini,
quello intelligente era Marco Follini;
in effetti, dopo la rottura politica tra i due, la prima occasione di
un incontro pubblico comune è stata proprio la commemorazione
della sua morte, a Rovigo, nel 2009. Da Wikipedia].
studia in seminario;
Laurea in giurisprudenza; assicuratore.
Iscritto al gruppo parlamentare:
- DEMOCRATICO CRISTIANO:
- membro: 1963 1° lug-18 lug 1983;
- presidente: 1983 19 lug-24 giu 1984.
1934
18 gennaio, viene sciolta alla Camera la XXVIII Legislatura;
23 gennaio, altra "infornata" di senatori;
24 febbraio, altra "infornata" di senatori;
25 marzo, è convocato il collegio unico nazionale per l'approvazione
della lista dei deputati designati, formata dal Gran Consiglio del Fascismo;
25 marzo, (XXIX Legislatura – (1934 28 apr
- 2 mar 1939) collegio unico nazionale;
6 aprile, altra "infornata" di senatori;
27 aprile, altra "infornata" di senatori;
28 aprile, sono convocati il Senato e la nuova Camera;
1935
guerra di Etiopia
(1935-36);
1936
guerra civile spagnola
(1936 18 lug-1° apr 1939);
1939
marzo, (XXX Legislatura – (1939 23 mar - 2 ago 1943 - I della Camera
dei fasci e delle corporazioni);
1940
17 maggio, data dell'ultima seduta
pubblica del Senato del Regno;
II guerra mondiale
(1940-45)
1941
1942
1943
24/25 luglio, seduta del Gran consiglio del Fascismo: "Ordine
del giorno Grandi";
25 luglio 1943 - 23 maggio 1948, Ordinamento provvisorio;
25 lug-17 apr 1944, (I "governo
Badoglio");
– 1943 23 set - 25 apr 1945 –
RSI (Repubblica Sociale Italiana)
[o Repubblica di Salò]
1944
22 apr-5 giu, (II "governo
Badoglio");
18 giugno-12 dicembre, (II "governo
Bonomi");
12 dicembre-21 giugno 1945, (III " governo
Bonomi");
1945
27 aprile, B.
Mussolini viene "passato per le armi" a Giulino
di Mezzegra (Como);
21 giugno-10 dicembre, ("governo
Parri);
22 set-2 giu 1946, Consulta nazionale;
[Organismo a carattere consultivo istituito dal (III
"governo
Bonomi") con decreto luogotenenziale
n. 146 del 5 aprile 1945 – composta da membri designati dai partiti
del Cln o da altri partiti o scelti, sempre attraverso nomina
governativa, tra personalità del periodo prefascista; egli ricopre
la carica di Presidente fino al termine dei lavori nel giugno 1946.
Presidente della Consulta: conte Carlo
Sforza.]
10 dicembre-13 luglio 1946 (I "governo
De Gasperi);
lo stesso anno si iscrive all'Azione Cattolica;
1946
2 giugno, Proclamazione della Repubblica;
22 giugno, entra in vigore la cosiddetta "amnistia
Togliatti";
25 giugno-31 gennaio 1948, Assemblea costituente;
13 luglio-2 febbraio 1947, (II "governo
De Gasperi);
[I governo della Repubblica.]
1947
2 febbraio-31 maggio, (III "governo
De Gasperi)
31 maggio-23 maggio 1948, (IV "governo
De Gasperi);
1948
18 aprile, (I Legislatura – 1948 8 mag - 24 giu 1953);
23 maggio-27 gennaio 1950 (V "governo
De Gasperi);
1950
27 gennaio-26 luglio 1951, (VI "governo
De Gasperi);
1951
26 luglio-16 luglio 1953 (VII "governo
De Gasperi);
viene eletto consigliere nazionale del movimento giovanile democristiano;
si laurea in giurisprudenza all'Università degli Studi di Padova
e ottiene un incarico presso la Cassa Mutua dei Coltivatori Diretti
di Rovigo che diviene la sua base elettorale;
1953
7 giugno, (II Legislatura – 1953 25 giu - 11 giu 1958);
16 luglio-17 agosto, (VIII "governo
De Gasperi);
17 agosto-18 gennaio 1954, ("governo
Pella);
1954
18 gennaio-10 febbraio, (I "governo
Fanfani);
10 febbraio-6 luglio 1955, ("governo
Scelba);
1955
6 luglio-19 maggio 1957 (I "governo
Segni");
1957
19 maggio-1° luglio 1958, ("governo
Zoli");
1958
25 maggio, (III Legislatura – 1958 12 giug - 15 mag 1963);
1° luglio-15 febbraio 1959 (II "governo
Fanfani);
1959
15 febbraio-25 marzo 1960, (II "governo
Segni");
1960
25 marzo-26 luglio, ("governo
Tambroni);
26 luglio-21 febbraio 1962, (III "governo
Fanfani);
1962
21 febbraio-21 giugno 1963, (IV "governo
Fanfani);
1963
28 aprile, eletto deputato (IV
Legislatura – 1963 16 mag - 4 giu 1968) per la Dc,
nel collegio di Verona;
[Proclamato il 9 maggio 1963 - Elezione convalidata il
10 ottobre 1963.]
[Componente di organi parlamentari:
- II COMMISSIONE (INTERNI): 1963 1° lug-4 giu 1968;
- IX COMMISSIONE (LAVORI PUBBLICI): 1963 1° lug-4
giu 1968;
- COMMISSIONE SPECIALE per l'esame della Proposta
di Legge Tozzi-Condivi n. 643: "Provvedimenti
per la sistemazione della città di Loreto in considerazione della
importanza religiosa, artistica e turistica nonché per conseguenti
opere di interesse igienico e turistico": 1964
18 feb-4 giu 1968.]
21 giugno-4 dicembre, (I "governo
Leone");
4 dicembre-22 luglio 1964, (I "governo
Moro");
1964
22 luglio-23 febbraio 1966, (II "governo
Moro");
1966
23 febbraio-24 giugno 1968 (III "governo
Moro");
1968
19 maggio, rieletto deputato (V Legislatura
– 1968 5 giu-24 mag 1972) per la Dc,
nel collegio di Verona;
[Proclamato il 28 maggio 1968 - Elezione convalidata
il 3 ottobre 1968.]
24 giugno-12 dicembre 1968, (II "governo
Leone");
[Componente di organi parlamentari:
- II COMMISSIONE (INTERNI): 1968 10 lug-24 mag 1972.]
14 dic-5 ago 1969, sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio con funzione di Segretario (I "governo
Rumor" - 12 dic-5 ago 1969);
1969
7 ago-27 mar 1970, sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio con funzione di Segretario (II "governo
Rumor" - 5 agosto-27 marzo 1970);
1970
2 aprile-6 agosto, sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio con funzione di Segretario (III "governo
Rumor" - 27 marzo-6 agosto);
7 ago-17 feb 1972, sottosegretario al Tesoro
("governo Colombo"
- 6 ago-17 feb 1972);
1972
23 febbraio-26 giugno, sottosegretario al Tesoro
(I "governo
Andreotti" - 17 febbraio-26 giugno);
7-8 maggio, rieletto deputato (VI Legislatura
– 1972 25 mag - 4 lug 1976) per la Dc,
nel collegio di Verona;
[Proclamato il 17 maggio 1972 - Elezione convalidata
il 20 ottobre 1972.]
[Componente di organi parlamentari:
- X COMMISSIONE (TRASPORTI): 1972 25 mag-4 lug 1976.]
30 giugno-7 settembre, sottosegretario al Tesoro
(II "governo
Andreotti" - 26 giu-7 lug 1973);
1973
7 luglio-14 marzo 1974, (IV "governo
Rumor");
1974
14 marzo-23 novembre, mnistro dell'Agricoltura e
Foreste (V "governo
Rumor");
23 nov-12 feb 1976, ministro delle Partecipazioni Statali
(IV "governo
Moro");
1976
12 febbraio-29 luglio, ministro delle Partecipazioni
Statali (V "governo
Moro");
5 luglio, rieletto deputato (VII Legislatura
– 1976 lug-19 giu 1979) per la Dc,
nel collegio di Verona;
[Proclamato il 2 luglio 1976 - Elezione convalidata il
28 ottobre 1976.]
[Componente di organi parlamentari:
- X COMMISSIONE (TRASPORTI): 1976 5 lug-26 lug 1978;
- V COMMISSIONE (BILANCIO E PARTECIPAZIONI STATALI): 1978 27 lug-19
giu 1979.]
29 lug-11 mar 1978, ministro delle Partecipazioni Statali
(III "governo
Andreotti");
1978
11 mar-20 mar 1979, ministro delle Partecipazioni Statali
(IV "governo
Andreotti");
1979
20 marzo-4 agosto, ministro delle Partecipazioni Statali
(V "governo
Andreotti");
3 giugno, eletto senatore (VIII
Legislatura – 1979 20 giu-11 lug 1983) per la Dc,
nel collegio di Bassano del Grappa, regione Veneto;
[Componente di organi parlamentari:
- 5ª Commissione permanente (Bilancio): 11 lug-25 set 1979
(sostituito da Carlo Lavezzari fino al
25 settembre 1979);
- 12ª Commissione permanente (Igiene e sanita'): 1979
26 set-11 lug 1983 (sostituito da Giorgio
De Giuseppe fino al 6 feb 1980) (sostituito da Osvaldo
Di Lembo 7 feb-19 dic 1980).]
7-10 giugno, prime elezioni per il Parlamento europeo;
4 ago-4 apr 1980, ministro dell'Industria, Commercio
e Artigianato (I "governo
Cossiga");
1980
4 aprile-18 ottobre, ministro dell'Industria, Commercio
e Artigianato (II "governo
Cossiga");
18 ottobre-20 dicembre, ministro dell'Industria, Commercio
e Artigianato("governo
Forlani" - 18 ott-28 giu 1981);
20 dicembre, si dimette da ogni carica di governo;
[Si era anche fatto promotore di alcune istanze autonomiste
della propria terra, il Veneto, sia per quanto riguarda un'ipotetica
riforma federale, sia per una riorganizzazione della Dc veneta
sul modello bavarese della CSU.]
1981
28 giugno-23 agosto 1982, (I "governo
Spadolini");
1982
23 agosto-1° dicembre, (II "governo
Spadolini");
1° dicembre-4 agosto 1983, (V "governo
Fanfani);
1983
26 giugno, rieletto senatore (IX Legislatura
– 1983 12 lug-1 lug 1987) per la Dc,
nella regione Veneto;
[Proclamazione: 2 luglio 1983.]
[Componente di organi parlamentari:
- 3ª Commissione permanente (Affari esteri): 1983
9 ago-24 giu 1984;
- Commissione parlamentare per le riforme istituzionali: 1983
24 nov-24 giu 1984;
- Delegazione parlamentare italiana all'Assemblea dell'Atlantico del
Nord: 15 mar-24 giu 1984.]
4 agosto-1° agosto 1986, (I "governo
Craxi");
lo stesso anno sposa Romilde Bollati di Saint
Pierre;
1984
17 giugno, elezioni per il Parlamento europeo;
24 giugno, muore a Santa Margherita Ligure (Genova), "ufficialmente"
cadendo in mare dal panfilo Rosalù, di proprietà
della moglie, in seguito ad un'onda anomala mentre veleggiava nel golfo;
[In realtà in circostanze non del tutto chiarite:
1984, al momento della morte riveste la carica di presidente
del gruppo democristiano al Senato della Repubblica.
1992, 17 agosto, il fratello prete, don Mario
Bisaglia, muore annegato, in circostanze misteriose nel lago
di Centro Cadore, vicino a Domegge (BL);
www.la Repubblica.it – 1993-08-06.
DON MARIO BISAGLIA 'IMPROBABILE' IL SUICIDIO
BELLUNO - Torna a parlare Fabio Saracini,
il procuratore della Repubblica cui sono affidate le indagine sul misterioso
suicidio di don Mario Bisaglia, il fratello
del leader della Dc veneta Antonio, affogato
in circostanze ancora tutte da chiarire al largo di Chiavari nel 1984.
E conferma quanto anticipato da «Repubblica» il 10 giugno
scorso: "L'ipotesi del suicidio appare sempre
meno probabile".
Il magistrato, che ha visionato anche gli atti della procura ligure
relativi alla morte dell'esponente democristiano, sostiene che don Mario
Bisaglia, il cui corpo fu trovato nelle acque del lago di Domegge
di Cadore alla vigilia di Ferragosto dello scorso anno "non
aveva alcun motivo per suicidarsi. Aveva programmato - osserva
Fabio Saracini - degli impegni per i giorni successivi.
Aveva disdetto la visita quotidiana agli anziani della casa di riposo,
aveva fissato un appuntamento per l'indomani". Sempre a
parere del magistrato inquirente, rimangono ancora valide le ipotesi
della disgrazia e dell'omicidio. A quasi un anno dalla scomparsa del
sacerdote, "di certo - osserva il
procuratore della Repubblica di Belluno - c' è
che don Mario si era dato da fare per saperne di più sulla morte
del fratello". Una riprova che "in
ogni caso le due morti non vanno disgiunte". "Abbiamo
allargato l' inchiesta anche ad altre persone e in altre città
d' Italia", aggiunge Fabio Saracini
che, per quanto riguarda i colloqui avuti con familiari e amici dei
fratelli Bisaglia, osserva di non aver
"trovato molta collaborazione".
Don Mario Bisaglia era stato trovato morto
dentro al lago cadorino il 17 agosto 1992, tre giorni dopo la sua scomparsa
da Rovigo, dove viveva. L' autopsia aveva accertato che era morto per
asfissia da annegamento. Le ultime tracce della sua presenza a Rovigo
si perdono alla stazione ferroviaria, dove don Mario
Bisaglia era stato visto acquistare un biglietto di sola andata
per Calalzo, provincia di Belluno, località da cui avrebbe poi
potuto raggiungere la zona di Domegge, e quindi il lago, che conosceva
per esservisi recato 20 giorni prima durante le ricerche di un seminarista
scomparso in quel luogo. Il religioso aveva sempre manifestato i propri
dubbi sulla morte del fratello Toni. Quella
vicenda per lui era diventata un cruccio specie dopo che, tra la fine
del '91 e l' inizio del '92, aveva raccontato di aver appreso nel segreto
della confessione particolari sulla sua scomparsa. Notizie che lo avevano
tanto turbato da cambiare addirittura la sua vita, raccontano gli amici.
Don Mario Bisaglia aveva messo al corrente
altre persone di quanto egli pensava di aver scoperto sulla morte del
fratello. Su queste basi il magistrato ritiene assolutamente improbabile
che egli abbia voluto suicidarsi e lascia aperta l' unica ipotesi alternativa
dell' incidente. A sostegno di questa tesi ci sono anche alcune testimonianze.
Gli inquirenti danno particolare importanza a quella di un amico di
don Mario Bisaglia al quale il sacerdote
aveva confidato, il giorno prima di scomparire, che l'indomani si sarebbe
dovuto incontrare con alcune persone. A questo incontro il prete attribuiva
grande importanza, tanto che aveva fatto anticipare la messa del mattino
alla casa di cura "Città di Rovigo" pur di giungere
in orario all' appuntamento. In tasca aveva le agende telefoniche dalle
quali non si separava mai. Ma quando il suo corpo venne ripescato dalle
acque del lago quelle agendine erano scomparse.
06 agosto 1993.].
[www.ilgiornale.it – Marino Smiderle - Ven, 16/02/2007
- 03:02
commenta da Belluno:
«Devo incontrare delle
persone che mi aspettano». Don Mario
Bisaglia quasi fugge dalla Casa del Clero di Rovigo, scusandosi
per la fretta con una suora che aveva chiesto di parlargli. Sono le
7 del 14 agosto 1992: le persone che aspettano il sacerdote […], probabilmente
sono coloro che lo uccideranno.
Perché una cosa certa c'è in questo mistero che non sarà
mai chiarito: don Mario Bisaglia è stato ammazzato. Altro che
suicidio, altro che incidente. Il sacerdote, che da tempo sosteneva
di avere prove certe sull'omicidio del potente fratello, è stato
eliminato per evitare qualsiasi rischio.
Il pm bellunese Raffaele Massaro, come
ha anticipato il quotidiano «Il Gazzettino», ha chiesto
l'archiviazione dell'inchiesta da lui stesso riaperta nel 2003, quando
rivestiva il ruolo di sostituto procuratore della Repubblica di Belluno,
precisando però che si è trattato senza dubbio di omicidio
ma che non c'è stata alcuna possibilità di risalire né
agli autori, né ai mandanti.
Duplice mistero era, duplice mistero rimane. Sia «sull'incidente»
nautico in cui perse la vita il leader dei dorotei nell'84, sia sull'annegamento
del sacerdote nel 92, nel lago del Centro Cadore.
Raffaele Massaro riaprì l'inchiesta su don Bisaglia
nel 2003, sulla base di un esposto rivelatosi poi poco attendibile.
Tuttavia, dopo aver riesumato la salma per verificare le cause della
morte, si scoprì che nei polmoni di don Bisaglia
non c'era traccia delle tipiche alghe della zona cadorina e i medici
spiegarono che il sacerdote era morto per soffocamento e non per annegamento.
Dunque, fu omicidio. Grazie a questa importante scoperta,
e considerate le affermazioni della vittima sul caso del fratello, i
magistrati tornarono a indagare anche sull'importante politico veneto.
Indagini che non portarono a nulla di nuovo. Quanto a don Bisaglia,
si ricostruirono tutti i suoi movimenti da Rovigo a Calalzo di Cadore,
vicino al lago in cui venne trovato cadavere il 17 agosto. Dalle 7 del
14 agosto alle 20.30 del 17 agosto: questo l'intervallo su cui si accesero
i riflettori degli inquirenti. Vennero sentiti testimoni, inclusa una
suora che disse di averlo visto salire a bordo di una berlina bianca,
e non sul treno, in compagnia di misteriosi personaggi. Tutti indizi
che non sono bastati a chiarire il giallo: don Bisaglia
venne trovato morto con dei sassi in tasca, un foglietto di appunti
poco significativi, 850 mila lire nei calzini.
Antonio Bisaglia, secondo la versione ufficiale,
morì per un'onda anomala mentre era a bordo del panfilo Rosalù,
di proprietà della moglie. La quale ha sempre mostrato di essere
convinta delle cause accidentali di quella morte. Il fratello sacerdote,
invece, sosteneva la tesi dell'assassinio, e in quella torrida estate
del '92 forse stava per rivelare particolari decisivi. Forse però,
si è fidato delle persone sbagliate.]
1993, 30 aprile, Gino Mazzolaio,
suo ex segretario particolare, muore annegato nel fiume Adige.
«Il mattino di Padova 2014- 06-24 .
Bisaglia, resta il mistero delle "morti parallele"
PADOVA Fu Mario Borghezio, allora inquilino
di Montecitorio, il primo a parlare di «misteriose
morti parallele». In un'interrogazione, presentata il 15
febbraio 1993 al ministro di Grazia e Giustizia Giovanni
Battista Conso, il deputato leghista collegò la tragica
fine dell'ex ministro Antonio Bisaglia,
avvenuta nel 1984, a quella del fratello dello stesso, don Mario
Bisaglia, annegato nel 1992.
Le due morti, affermò Mario Borghezio,
«rappresentano un singolare caso di inchieste
svolte con accuratezza ed approfondimento non già dai competenti
organi giudiziari a tempo e luogo, ma, successivamente, da coraggiosi
giornalisti intesi a oltrepassare, per amore di verità e coscienza
professionale, il muro di silenzio che sembra sia stato eretto attorno
alla tragica fine dei due fratelli Bisaglia».
Il richiamo appare doveroso a trent'anni da quella domenica di giugno
in cui il capo dei dorotei veneti, parlamentare dal 1963 al 1979, ministro
dell'Agricoltura, delle Partecipazioni statali e dell'Industria, morì,
a 55 anni, durante una gita in barca a vela, al largo di Portofino ,
con la moglie Romilda Bollati. Tutta colpa
- fu la versione ufficiale - di un'onda anomala.
Lo stesso Mario Borghezio pare però
non crederci: «Numerosi particolari, quale
il singolare ritrovamento della bandiera dello yacht Rosalù e
il numero stesso dei personaggi che si sarebbe trovati a bordo (mai
chiarito) inducono a ritenere che 'il giallo' di questa morte 'accidentale'
somigli piuttosto alla fine di Calvi che a un normale incidente nautico».
Così pure il parlamentare del Carroccio si interrogò a
lungo sul fatto che «lo stesso magistrato
inquirente sulla morte del senatore Bisaglia, il dottor Marcello D'Andrea,
ha ammesso di non aver ritenuto necessario disporre un sopralluogo il
giorno stesso del tragico fatto».
Certo sulla morte del fratello senatore non si diede pace don Mario
Bisaglia, trovato cadavere il 17 agosto 1992 nel lago del Centro
Cadore. Il suo corpo restò in acqua per almeno 48 ore. Don Mario
Bisaglia, che viveva a Rovigo, aveva 75 anni. Nelle tasche dei
pantaloni e sotto la maglietta il sacerdote gli trovarono pietre e sassi
e un foglietto di appunti. Nei calzini erano arrotolate 850 mila lire.
Nel 2003 il pm Raffaele Massaro riaprì
l'indagine su questo strano "suicidio". Dopo aver riesumato
la salma, si scoprì che nei polmoni del prete non c'era traccia
delle tipiche alghe cadorine: insomma don Mario
Bisaglia non sarebbe morto per annegamento, ma per soffocamento.
Tuttavia non fu possibile risalire agli autori o ai mandanti e nel 2007
l'inchiesta venne archiviata. Ma nella "vicenda Bisaglia"
spicca una terza storia inquietante. Il suicidio di Gino
Mazzolaio, l'ex cassiere della Dc polesana,
coinvolto in Tangentopoli.
Il corpo di Gino Mazzolaio, 68 anni, scomparso
il 23 aprile 1993, venne ritrovato una settimana più tardi nelle
acque dell'Adige, all'altezza di Anguillara, nella Bassa Padovana. Cresciuto
all'ombra di "Toni", Gino
Mazzolaio era finito in carcere il 16 marzo nell'ambito dell'indagine
sui "fondi Fio".
Tornando ad Antonio Bisaglia, va ricordato
che la moglie Romilda Bollati di Sant Pierre,
torinese, sposata diciotto mesi prima a Venezia (celebranti il patriarca
Marco Cè e lo stesso don Mario
Bisaglia), non con matrimonio concordatario, si è spenta
il 21 aprile scorso, a 82 anni. Di lei in gioventù si era innamorato
perdutamente lo scrittore Cesare Pavese,
che le aveva dedicato alcune lettere struggenti in cui la chiamava "Pierina".
In un incidente stradale a Konya, città turca sull'altopiano
centrale dell'Anatolia, è invece scomparso a 65 anni, nell'aprile
1998, Sandro Sequi, regista teatrale, che
quella maledetta domenica di giugno si trovava sulla barca con "Toni"
insieme allo skipper Luciano Saporiti.
Ma cosa resta dell'eredità di Antonio Bisaglia,
che amava dire di aver allevato due figli, «uno
bello e uno intelligente» (Pierferdinando
Casini e Marco Follini, ndr)) ?
Se ne parlerà sabato 28 giugno, a partire dalle 9.15, nella sala
consiliare della Provincia di Rovigo: previsti gli interventi di Antonio
Zanforlin, presidente degli "Amici di Antonio Bisaglia";
di Leonardo Raito, sindaco di Polesella
e storico, che all'ex ministro polesano ha dedicato un libro; di don
Luciano Balzan, preside della Facoltà
teoretica dell'università dell'Aquila. Una messa in suffragio
verrà invece celebrata oggi, alle 16, nella chiesetta dell'istituto
Fatebenefratelli di Romano d'Ezzelino. Claudio
Baccarin ]
[Viene sostituito al Senato da
Emilio Neri.]
_______________________________
Romilde Bollati di Saint Pierre;
(Parma 1932 - Torino 21 aprile 2014)
Figlia dei baroni di Saint-Pierre.
Nel 1949 si trasferisce a Torino seguendo il fratello Giulio
Bollati con cui va a vivere iniziando così a frequentare
il gruppo degli einaudiani, da Calvino
alla Ginzburg, da Carlo
Levi a Massimo Mila.
Imprenditrice, padrona della Carpano e
della Baratti, due imperi alimentari ereditati
nel 1979 dal primo marito Attilio Turati (il
secondo fu il leader democristiano Antonio Bisaglia).
Sorella dell’editore Giulio Bollati di Saint
Pierre (casa editrice Bollati Boringhieri),
accese il cuore di Cesare Pavese, anche
se non fu per lei che lo scrittore si suicidò (la critica è
concorde nell’imputare all’attrice Constance Dowling
la causa ultima del gesto).
«Se ripenso alle nostre uscite: lavoravo
allora nella moda e stavo lì ad annoiarlo con questioni di sartoria.
Però lui si divertiva, la frivolezza come un balsamo. Era diverso
dagli altri, dolente e un po’ appartato. Tutto il branco impegnato in
grandi scorribande, le gite al mare, i bagni notturni, le follie dell’età.
Pavese no. Fino a quel giorno d’agosto, nel 1950. La notizia me la diede
Giulio, severo. “Così impari a trattare il cuore degli uomini
come barattoli vuoti”. Uno schiaffo, e un gran senso di colpa: per non
aver capito. Da allora la vita m’è cambiata».
«Cesare Pavese si innamorò
di lei, giovanissima e bellissima, scrivendole quelle “lettere a
Pierina” che sono state per molto tempo un piccolo mistero nella
storia dell’Einaudi. Negli anni eroici
del primo dopoguerra, allo "Struzzo", erano un po’ diffidenti
verso quella presenza elegante e discreta che trascorreva in punta di
piedi per i corridoi della casa editrice dove il fratello Giulio,
entrato nel ’49, stava rapidamente diventando un grande protagonista,
e nel tempo qualche volta anche l’antagonista dell’altro Giulio,
cioè Einaudi. Poi, su iniziativa
della celebre “Titta”, temuta madre di
Achille Occhetto, il gelo si sciolse e
divenne finalmente una di loro» (Mario Baudino)
[Sta 24/4/2014].
Giulio Bollati era
figlio di Emanuele Filiberto (1896-1967),
dei baroni di Saint-Pierre, e di Beatrice
[Bice] Maccagni
(† 1974). Dal matrimonio nacquero anche due figlie: Romilda
(1932-2014) e Mara.
La famiglia Bollati era giunta alla nobiltà nel
1880, quando Emanuele Bollati (Pont Canavese,
1825 - Torino, 1903), direttore dell'Archivio di Stato di Torino, era
stato creato barone di Saint Pierre da re Umberto
I.
Il titolo rimandava al medievale castello di Saint-Pierre, in Val d'Aosta,
che lo storico ed archivista aveva acquistato nel 1873 ed aveva fatto
restaurare, con un forte investimento finanziario (tanto che il castello,
oggi in mano pubblica, è divenuto uno dei simboli della Val d'Aosta).
Emanuele Bollati aveva avuto due figli:
Eugenio (1856-1931) e Giulio
(1861). Mentre dal primogenito era proseguita la linea principale, restata
a Torino, Giulio s'era trasferito a Parma,
dove aveva dato vita ad una linea cadetta della famiglia. Emanuele
Filiberto (detto solo Filiberto,
per distinguerlo dal coetano barone Emanuele,
della linea principale) si laureò in ingegneria al Politecnico
di Torino ed entrò poi alla Edison.
Insoddisfatto della propria attività lavorativa, si arruolò
nel Regio esercito dove, come ufficiale del Genio, partecipò
alla Guerra d'Africa ed alla Prima guerra mondiale. L'educazione di
Giulio e delle sue sorelle fu quindi seguita
dalla madre Bice.
[Fonte: http://cinquantamila.corriere.it/]
[Omissis]
Gli ultimi interventi pubblici di Romilda
Bollati – a lungo presidente dell’omonima casa editrice
– risalgono al 2009, quando, dopo una trattativa durata mesi (durante
i quali resistette all’assedio dei giornalisti che volevano conferma
delle voci cominciate dopo le dimissioni del direttore editoriale Francesco
Cataluccio), cedette al gruppo Gems
di Mauri Spagnol la sua Bollati
Boringhieri, mantenendone la presidenza.
Nel 1987 ne acquisisce il 90% della Editore Boringhieri
(fondata nel 1957 da Paolo Boringhieri),
nominandone il fratello Giulio Bollati
amministratore delegato e cambiandone anche il nome in Bollati
Boringhieri. Nel 1993 Paolo Boringhieri
cede la sua quota di minoranza e si ritira.]
Giulio Bollati, laureato alla Normale di
Pisa, fino al 1979 era stato il braccio destro di Giulio
Einaudi (era entrato in via Biancamano nel 1949 come correttore
di bozze, fino a diventare direttore generale). Rimane sotto la sua
guida fino alla morte nel 1996.
Per quarant’anni custodì il segreto di essere la Pierina
(vezzeggiativo derivato dal suo cognome, Saint Pierre) di Cesare
Pavese, la fanciulla di diciotto anni molto bella che ama ballare
e, a differenza di lui, ha il dono di vivere, a cui lo scrittore dichiarava
di volere «un falò di bene».
Pavese le scrisse due lettere e due biglietti, uno dei quali, pochi
giorni prima del suicidio all’hotel Roma di Torino, il 27 agosto 1950.
Soltanto nel 1990 Romilda rivelò di essere lei Pierina e nel
‘98 consegnò le lettere a Maria Corti per
il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
24 aprile 2014 | 13:43
di Cristina Taglietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
[Fonte: http://corriere.it/]
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