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(Venezia 1707-Parigi 1793) scrittore italiano, circa 150 commedie in versi e in prosa; esperienze
nelle scuole dei gesuiti a Perugia: 1731
1732
Gli sdegni amorosi (1732) 1733-34 Amalasunta (1733, dramma per musica, dato alle fiamme nel 1733) Belisario (1734, commedia in versi) 1735
1737-41
Momolo cortesan (1738) 1741-43
La donna di garbo (1743) 1744
1745-48
1748
1749 Vedova
scaltra (1749, resuscita l'istituto della censura) 1750 L'avventuriere
onorato (1750) 1751 L'amante militare (1751) 1752 Il
feudatario (1752) 1753 passa al teatro di San Luca e firma un contratto col nobile Antonio Vendramin; fa un viaggio in Toscana; I mercatanti
(1753) 1754 1755 Le massere (1755) 1756
Il
medico olandese (1756) 1757-58 La bella selvaggia (1757) 1758 Gli
innamorati (1758) 1760 La guerra (1760) 1761 1762 Baruffe
chiozzotte (1762) agosto, arriva a Parigi dove inizia a lavorare per la Comédie Italienne; 1764 Il ventaglio (1764) 1771 Le bourru bienfaisant (1771, trascritta in italiano col titolo Il burbero di buon cuore (benefico)) Vive a Versailles dove fa il precettore dei reali e ottiene dal re una pensione che gli basta appena per vivere. Mémoires (Parigi, 1784, pubblicati a partire dal 1787) 1792 20 aprile,
la Francia rivoluzionaria dichiara guerra all'imperatore; Incomincia la seconda e più drammatica fase della Rivoluzione. Gran parte dei diplomatici stranieri avevano lasciato Parigi. Alvise Pisani ambasciatore della Repubblica di Venezia a Parigi, n.d.r.! era rimasto al suo posto; pochi giorni prima del 10 agosto, Giuseppe Gorani aveva pranzato presso di lui assieme a Goldoni. Ma, il 10 agosto, quando le Tuileries erano cadute, alcuni ufficiali e soldati svizzeri avevano cercato scampo nel palazzo dell' ambasciatore. Una folla minacciosa si era assiepata davanti al portone, Pisani l'aveva coraggiosamente e pacatamente affrontata, ed era riuscito a evitare un assalto; i rifugiati erano riusciti a salvarsi attraverso il giardino. A questo punto, Pisani, che aveva a Parigi due figli poco piu' che bambini, aveva creduto opportuno valersi dell'autorizzazione che il Senato gli aveva preventivamente dato, di trasferirsi a Londra se la sua posizione fosse diventata insostenibile, e aveva chiesto i passaporti. La partenza sua e del seguito era stata avventurosa, perché gli uomini della Comune, che ormai dominava la città , non volevano riconoscere il passaporto rilasciato dal ministero degli Esteri e avevano bloccato le carrozze alla barriera di Clichy; c'era voluta tutta la diplomazia di Pisani per poter ritornare indietro e ottenere dalla Comune un nuovo passaporto. 31 agosto, il giorno dopo la caduta di Verdun, otto giorni dopo la caduta di Longwy, in un'atmosfera che era diventata addirittura rovente, era finalmente riuscito a partire. Per Goldoni, era un grave colpo. Sembra che Pisani gli avesse offerto di portarlo con sé a Londra, si era anche sparsa la voce che fosse partito con lui. Ma come faceva un vecchio di ottantacinque anni, e ottantacinque anni di allora, ad affrontare un viaggio irto di pericoli e di fatiche? Il 17 marzo, nella sua casa di Belleville, era morto l'affezionatissimo Favart. L'Avvocato si trovava privo di due punti d'appoggio fondamentali. E, cosa ancora più grave, in luglio l'Assemblea legislativa aveva bloccato tutte le pensioni pagate sulla Lista civile del re. Adesso sì , che l'Avvocato si trovava veramente nei guai. Che fare? 3 settembre, mentre i sanculotti macellano nelle prigioni di
Parigi preti, aristocratici e malcapitati che non hanno altra colpa
che di essercisi trovati, lui scrive la sua ultima lettera privata,
alla casa editrice Masi e Compagni, che
da un po' non si fa viva. Ma è certo che lui, Nicoletta
e Antonio pensano all'avvenire con
profonda preoccupazione. Malgrado la sua dirittura morale, la sua onestà
e la sua modestia, Goldoni rimane però
sempre quello che è, un uomo del suo secolo, un uomo del Settecento.
Prende perciò la decisione che potrebbe aver preso uno dei tanti
personaggi spiantati delle sue commedie: farà debiti (non sarà
certo la prima volta), vivrà a credito. E non si priverà
di nulla. I documenti pubblicati dalla Weichmann
e da Boyer parlano chiaro. I bravi negozianti
di rue Pavé e Saint-Sauveur, di rue Francaise, di rue Tiquetonne
e dintorni, non avevano nessun motivo di negare il credito a una persona
così nota e così perbene come Monsieur "Charles Goldoni,
homme de Loi et auteur Dramatique", come verrà definito
nell'atto di morte e nei documenti notarili, definendo ben chiaramente
una volta di più la rispettabilità derivante da quel benedetto
titolo, Avvocato Veneto, al quale egli era così tenacemente attaccato.
Comunque, gli inventari di casa Goldoni ci rivelano
un altro capitolo di spesa abbastanza sorprendente: se il guardaroba
dell'Avvocato era sufficientemente fornito (veniva stimato 178 lire
in tutto) quello della buona e silenziosa Nicoletta
, stimato ben 340 lire, risultava fornitissimo: "molti vestiti, gonne
e particolarmente molti negligés, in parte di materiali nobili,
forniti di sofisticate sottogonne e corsetti" (così Birgit
Weichmann). Dunque, la "buona donnetta", che preferiva la compagnia
dei suoi cani a quella delle dame, dei duchi e dei cordons bleus, non
si privava di abiti di sartoria e di spiritosi dessous... Le sorprese
che i documenti possono riservare sono davvero inesauribili.
20
settembre, La Rivoluzione, intanto, avanza. Il suo esercito rovescia
la situazione e vince a Valmy. L'Assemblea Legislativa si scioglie; 1793 gennaio, la Convenzione decide di trasformare il blocco delle pensioni reali, decretato dall'Assemblea Legislativa, in soppressione totale. È allora che Goldoni abbandona la sua tradizionale riservatezza, prende carta e penna e scrive una supplica ai deputati; il vecchio espone il disagio che gli deriva dalla soppressione della pensione di 4.000 franchi e chiede di avere i mezzi di sussistenza per i pochi giorni che gli restano da vivere con la moglie settuagenaria. 21 gennaio, Luigi XVI sale il patibolo. 1° febbraio, la Convenzione dichiara la guerra all'Inghilterra e all'Olanda. Eppure, trova il tempo di ascoltare Marie-Joseph Chénier che presenta la supplica di Goldoni e ne propone, con nobili parole, l'accettazione. E la Convenzione decide, all'unanimità, il reintegro della pensione al Cittadino Goldoni, con tutti gli arretrati dal luglio 1792. All'unanimità, cioè votano per il sì la Pianura e la Montagna, i Giacobini, i Girondini e i Foglianti, Barnave e Robespierre, Sieyés e Fouché, Tallien e Saint-Just... Bisogna riconoscere che, quando parlava della stima e delle simpatie che aveva riscosso, l'Avvocato non aveva punto esagerato. Purtroppo, la decisione arriva in ritardo. 7 febbraio, il giorno prima (ma nessuno ancora lo sapeva) Antonio Francesco Mariano Goldoni, di anni quarantatré, impiegato, aveva denunciato al commissariato di Polizia della Sezione Bonconseil il decesso dello zio paterno, Carlo Goldoni, uomo di Legge e autore Drammatico, di anni ottantasei, nativo di Venezia e domiciliato a Parigi da circa trent'anni, sposato da circa cinquantacinque con Nicoletta Connio, nativa di Genova, decesso avvenuto il 6 febbraio alle sei di sera. 9 febbraio, ancora una volta la Convenzione vota per Goldoni:
preso atto dell'accaduto, viene approvata d'urgenza, e sempre all'unanimità,
una pensione di 1.500 lire annue alla vedova. _________________________________
Nel Novecento
sono state pubblicate due edizioni complete delle opere di Carlo
Goldoni, entrambe curate dall'Ortolani:
Tra le
edizioni parziali (anni 1990): Alvise Zorzi, Monsieur Goldoni (1993, saggio; descrive il crepuscolo del commediografo in una Parigi dove si assiste al trionfo della rivoluzione; Corbaccio)
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