– Ferrante
PALLAVICINO o Ginifacio
Speroncini
(Piacenza 1616 – Avignone 1644, decapitato)
letterato italiano;
[Appartenente all'antica famiglia patrizia dell'Italia
settentrionale, i marchesi Pallavicino
(nobili di Parma e Piacenza, nonché patrizi veneziani).]
studia a Milano presso i canonici lateranensi della "Casa della
Passione";
1634
alla morte del padre, volta le spalle al convento e si stabilisce a
Venezia dove conduce vita dissipata e fa parte dell'accademia degli
«Incogniti» fondata da Giovan Francesco Loredano;
[Venezia ha un'importantissima funzione di zona
franca in mezzo al mondo della Controriforma italiana per il suo aperto
antagonismo agli Asburgo, a Roma e ai gesuiti.
L'Accademia degli Incogniti, nel periodo 1630-60, è quasi completamente
composta di nobili e di gente del clero. Fra questi ultimi troviamo:
. padre Arcangelo Aprosio
(1607-1681), agostiniano;
. padre Antonio Rocco
(Scurcola Marsicana, L'Aquila 1586-Venezia 1653), lettore di filosofia
del convento di S. Giorgio Maggiore; discepolo del Cremonini
a Padova, è «un miscredente notorio,
parecchie volte segnalato all'Inquisizione, e fondatamente indicato
come autore del famigerato Alcibiade fanciullo a scuola,
cioè d'uno dei libri più scollacciati del tempo».
In Carlo Falconi, Gli Spretati,
1953 ecc. pag. 37;
. padre Girolamo Brusoni
(1614-†, forse, 1686) di Badia Vangadizza nel Polesine ? [forse Verona],
certosino; ridottosi alla Certosa, pare, in seguito a dispiaceri amorosi
e alla perdita di un'ingente fortuna, abbandona il chiostro dopo gli
studi a Padova riparando a Venezia. Raggiunto per ordine del nunzio
Vitelli e arrestato come apostata, sta
qualche tempo in prigione, poi si rimonaca alla Certosa del Monte del
Montello (sotto il nome di fra Cherubino),
per poi smonacarsi di nuovo e rientrare a Venezia dove ha tempo di combinarne
più di prima, finché non si lega more uxorio
a un'amante che gli dà parecchi figli;
. vari altri.]
1636
La Susanna (1636)
La Taliclea (1636)
1638
La Pudicitia schernita (Venezia 1638)
1640
durante un soggiorno in Germania – dove, in qualità di teologo,
accompagna un gentiluomo italiano – si converte al calvinismo;
1641
fa ritorno in patria sfigurato in viso da una turpe malattia;
Il corriero svaligiato (1641, 49 lettere pubblicate
con pseudonimo)
[L'autore immagina un gruppo di gentiluomini leggere
con curiosità le lettere sottratte ad un corriere. Una di queste
è appunto rivolta «contro chi proibisce i libri».]
1642
Baccinata ovvero Battarella per le Api Barberine
(1642)
[Questi ultimi due libelli sono contro i gesuiti, che
accusa di pederastia, contro Urbano VIII
e i Barberini, nemici di
Odoardo Farnese suo protettore, e contro gli Spagnoli.]
Il Giuseppe (1642)
Agrippina, madre di Nerone (1642)
1643
Divorzio celeste (1643)
[Alla fine del XX secolo ne sarà posta in dubbio
l'attribuzione; è certo comunque che il libello sia stato concepito
in ambienti accademici a lui vicini.]
1644
dopo aver subito di continuo la persecuzione della chiesa, viene alla
fine trascinato con un inganno – d'un prezzolato dei Barberini,
il quale lo convince a mettersi in salvo in Francia – ad Avignone e
ivi processato, incatenato al muro, torturato e alla fine decapitato
quale reo di lesa maestà umana e divina.
[Uno dei più appariscenti atti d'accusa contro
la violenza dei sistemi romani, per alcuni decenni del Seicento, diventa
in Europa la bandiera di ogni tendenza libertina.]
Anima di Ferrante Pallavicino (1644, libello
anonimo, più volte ristampato nel secolo anche con aggiunte successive,
in cui si torna sulle accuse contro la Santa Sede.)
Opere postume:
Anima di Ferrante Pallavicino (1644, libello anonimo, più
volte ristampato nel secolo anche con aggiunte successive)
Alcibiade fanciullo a scuola (D.P.A. Oranges, Juanwart 1652,
in difesa dell'omosessualità; DPA=divino Pietro
Aretino, ma non è opera sua; il suo amico G.
Leti fece stampare l'opera non nel 1652 come indicato nell'edizione,
ma a Ginevra nel 1660 sotto il nome di Juann Yvart)
Rettorica delle puttane
L'anima
La rete di Vulcano (1654)
Il prencipe ermafrodito (1654)
Nuovo parlatorio delle monache (Londra, Tom
Buet - Ginevra o Lione - 1669, attribuita erroneamente da J.
Gay a G.
Leti).
______________________
[A Ginevra, sulla scia del Pallavicino,
lavorano anche:
. Giovanni Girolamo Arconati Lamberti,
milanese, spia, libellista e ricattatore;
. Sabelli, ex domenicano;
. Gregorio Leti, avventuriero protestantizzato,
con la sua fortunatissima collezione di pamphlet anticuriali
al cui vertice è quella Critica delle Lotterie (o delle religioni
come ritrovato di calcolo politico) che si può considerare
come anticipo della critica religiosa dell'età dei lumi.
Da Carlo Falconi, Gli Spretati,
ecc., 1953; pag. 39.]
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