|
– Gian
Vincenzo PINELLI
(Napoli 1535 – Padova 31 agosto 1601)
umanista, botanico e bibliofilo italiano, si formò un museo
scientifico e una importantissima biblioteca;
[Napoletano di famiglia genovese, un incidente d'infanzia
gli fa perdere la vista da un occhio, costringendolo a proteggersi con
lenti di color verde.]
1558
si stabilisce a Padova;
[Ricco, amante della cultura, spirito di mecenate, apre
la sua casa a studiosi dagli interessi e dalla formazione disparati.
Amico e patrono di G.
Galilei durante il soggionro padovano di questi (1592-1610)
egli offre ospitalità a T. Tasso,
a P. Sarpi, a Sperone
Speroni, nonché a Giusto Lipsio
e tiene corrispondenza con Paolo Manuzio
e Giuseppe Scaligero.]
1585
Leonardo trascrive il Trattato della Pittura forse espressamente
per lui che ha fatto annotazioni in esso;
[Il Codex Pinellianus sarà la fonte per
il Barberini, da cui sarà infine
stampato, apparentemente curato da Raffaello du
Fresne, nel 1651.]
1590
appassionato della nuova scienza dell'ottica, apre a G.
Galilei la propria biblioteca;
[Nella sua casa si incontrano i due grandi amici Paolo
Sarpi e G.
Galilei.
Nella sua biblioteca G.
Galilei può
leggere manoscritti inediti, dispense e bozze di saggi di ottica di
Ettore Ausonio, matematico veneziano e
medico, e di Giuseppe Moleto, professore
di matematica a Padova.]
1601
31 agosto, muore.
___________________
[Dopo la sua morte, la sua biblioteca, forse la più
cospicua in Italia nel XVI secolo – circa 8.500 opere a stampa e centinaia
di manoscritti, viene studiata da Nicolas Fabri
de Peiresc.
Il Consiglio dei Dieci «avocò alla
secreta alquanti carteggi [...]».
1607, Paolo Gualdo, segretario dell'umanista,
scrive e pubblica una sua biografia;
1609, la sua biblioteca passa in parte all'Ambrosiana, che possiede
circa 600 codici greci e latini già a lui appartenuti, nonché
il suo ricco epistolario, e in parte alla Marciana.
La sua collezione comprendeva anche:
La Descrizione dell'Africa e delle cose notabili che ivi sono
di Leone Africano
(manoscritto originale arabo, poi tradotto e stampato).
Musica: aveva preso istruzione musicale dal grande madrigalista
Philippe de Monte, con il quale ha continuato
una corrispondenza.
Ha mantenuto il suo amanuense Camillo Venetus
(Zanettus) occupato.
Botanica: tra i primi botanici d'Europa, raccoglitore di strumenti
scientifici, fu in corrispondenza con il padre della botanica italiana,
Luca Ghini;
alla morte di questi ne trascrisse le carte di un erbario richiesto
a gran voce da personaggi come Pietro Andrea Mattioli
e U. Aldrovandi.
2001, viene pubblicata la voluminosa corrispondenza tra lui e l'umanista
e collezionista francese Claude Dupuy.]
[a.f.:]
Di questa stupenda collezione (ereditata da Francesco
Pinelli) di circa 6.500 volumi a stampa e 800 manoscritti, tra
italiani, greci, francesi, spagnoli, ebraici ed arabi, ci è
rimasto un inventario pressoché completo, datato 7 ottobre 1604.
che ci fa sapere che essa comprendeva almeno 90 titoli proibiti
di circa 44 autori proscritti diversi (1,4% del totale dei
libri a stampa).
Per lo più si tratta di opere di argomento non religioso di studiosi
protestanti:
- 8 scritti politico-giuridici di François
Hotman,
- 6 di Pietro Ramo,
- 5 di Teofrasto Paracelso,
- 4 di Konrad Gesner,
altri di:
. Agrippa,
. Etienne Dolet,
. Charles Du Moulin,
. Sebastian Muenster,
. Josias Simler.
Ci sono inoltre:
- bibbie protestanti,
- opere storiche anticattoliche, quali le Centurie di Magdeburgo,
- trattati politici d'ispirazione ugunotta, tra cui le Vindiciae
contra tyrannos e la Franco-gallia di Hôtman.
Non mancano:
- Discorsi, Istorie fiorentine, Asino d'oro
e Clizia del Machiavelli,
- Ragionamenti dell'Aretino,
- Dialoghi del Brucioli ,
- tre titoli di Ortensio Lando.
Completa il rappresentativo campionario di libri proibiti un volume
di opere del Melantone, contenente, con
ogni probabilità, gli scritti filosofici del riformatore tedesco.
Non sembra che egli nutrisse convinzioni protestanti, al contrario i
suoi rapporti con figure di primo piano della Controriforma come il
cardinal Ippolito Aldobrandini, poi Clemetne
VIII, il Baronio, il Bellarmino
e Carlo Borromeo suggeriscono che egli
fosse fedele a Roma, tranne che per l'Indice, però, del quale
non avrebbe potuto sostenere seriamente di ignorare l'esistenza, dato
che ne possedeva almeno quattro copie a stampa.
Egli trasgredì le prescrizioni della Chiesa per libera scelta
e si tenne aggiornato sulle nuove pubblicazioni attraverso i cataloghi
degli editori di Basilea, Francoforte, Ginevra e Zurigo e la fitta e
continua corrispondenza con gli studiosi d'Oltralpe. I libri poi glieli
procuravano Roberto Meietti ed altri librai
di Venezia.
[Paul F. Grendler, L'Inquisizione
Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il
Veltro Editrice, Roma 1983.]
Torna su
|