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Ferruccio PARRI [Maurizio]

(Pinerolo, Torino 19 gennaio 1890 – Roma, 8 dicembre 1981)

uomo politico italiano, considerato uno dei padri della Patria,

[Esponente dei seguenti partiti politici:
- (1942-1945) PdA (Partito d'Azione),
- (1946) CDR (Concentrazione Democratica Repubblicana),
- (1946-1953) PRI (Partito Repubblicano Italiano),
- (1953-1957) UP (Unità popolare),
- (1958-1963) Indipendente nel PSI,
- (1967-1981) Indipendente PCI-PSIUP.]

 

laureato in Lettere e Filosofia, pubblicista;

1915-18, I Guerra Mondiale

interventista liberale, prende parte, in qualità di ufficiale di complemento, alla guerra nella quale è ripetutamente ferito, meritando tre medaglie d'argento al valor militare, varie onorificenze italiane e francesi, la promozione a maggiore per meriti di guerra; partecipa, come ufficiale di S.M., alla preparazione dei piani di battaglia per la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto;

1918
nel dopoguerra unisce l'attività politica nell' "Associazione nazionale combattenti" all'insegnamento al "Liceo Parini" di Milano;

1922
redattore (1922-26) al «Corriere della Sera»;

1924
pubblica il periodico «Il caffè» (1924-25) con cui combatte un'intransigente lotta contro il fascismo;
organizza poi con C. Rosselli l'espatrio clandestino di antifascisti perseguitati;

1925
sebbene richiesto da Luigi Albertini di restare al «Corriere della Sera» almeno per un certo periodo, deve allontanarsi dal giornale per non aver accettato la svolta fascista del quotidiano;

deve in seguito lasciare il ruolo d'insegnante per non aver preso la tessera del Partito Fascista, necessaria per svolgere la professione;
sospettato di attività antifascista, subisce percosse;

1926
organizza insieme con Carlo Rosselli, Sandro Pertini e Adriano Olivetti la celebre fuga di F. Turati e dello stesso Sandro Pertini in Francia da Savona con un motoscafo guidato da Italo Oxilia;
dicembre, arrestato insieme con Carlo Rosselli a Massa;
[Durante il processo davanti al Tribunale di Savona il suo avvocato, Vittorio Luzzati, lo difende ricordando le tre medaglie d'argento conquistate durante la prima guerra mondiale. Egli lo interrompe: «Se considero l'Italia attuale mi vergogno delle mie decorazioni!».]

condannato prima a 10 mesi di carcere e poi a 5 anni di confino per attività antifascista, viene relegato ad Ustica, Lipari e Vallo della Lucania;

1931
rilasciato, viene assunto come impiegato dalla Edison di Milano, dove dopo poco tempo è promosso dirigente e posto a capo della sezione economica dell'Ufficio Studi della grande azienda elettrica milanese;
continuò a mantenersi segretamente in contatto con il movimento di Giustizia e Libertà, nato in Francia per opera di Carlo Rosselli e di altri, che prospetta la nascita in Italia di una democrazia sociale;



1940-45, II Guerra Mondiale

1942
sconta ancora sei mesi di carcere;

1943

– 25 luglio 1943 - 23 maggio 1948, Ordinamento provvisorio

8 settembre, armistizio;
[Con l'invasione nazista dell'Italia successiva all'armistizio, viene subito indicato dai primi gruppi partigiani e dai vari CLN che si vanno formando nell'inverno 1943-1944 come la persona più adatta a prendere la guida della Resistenza per la sua capacità di mediazione tra le varie componenti politiche del movimento, per la preparazione militare e per le sue idee azioniste e repubblicane non estremistiche e quindi rassicuranti per gli Alleati occidentali.
Incontra il capo dei servizi segreti americani, Allen Dulles, dopo essere riuscito a oltrepassare il confine svizzero. L'incontro, ufficialmente definito come "molto cordiale", sebbene non produca risultati immediati, pone comunque le basi per il riconoscimento da parte anglo-americana dell'esercito partigiano come forza di Liberazione nazionale.
In seguito, con la costituzione delle prime bande armate, tra cui "Giustizia e libertà", egli diviene il leader del Partito d'Azione nei territori occupati e in seguito lo rappresenta nel CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia).
Nello stesso tempo si adopera anche per determinare un atteggiamento più aperto dei comandi anglo-americani verso la resistenza italiana.]

1944
9 giugno, con la costituzione del CVL (Comando generale dei Volontari per la Libertà), una sorta di guida militare dei partigiani, è nominato vice-comandante, insieme al futuro leader comunista, L. Longo e al gen. Raffaele Cadorna.
Assume il nome di battaglia di [Maurizio].
[Lo pseudonimo proviene dal nome della "chiesa di San Maurizio" posta sulla cima della omonima collina, nella città natale di Pinerolo. Viene decorato dagli USA con la Bronze Star Medal;]

1945
2 gennaio, viene casualmente fatto prigioniero dalle SS;
[Condotto a San Vittore dove viene anche duramente percosso, viene riconosciuto da un agente di polizia italiano all'Hotel Regina, sede del comando milanese delle SS, e tradotto successivamente nel carcere di Verona, dove ha sede il Tribunale Speciale della Repubblica Sociale Italiana;
poche ore dopo il suo arresto è fallito un coraggioso tentativo di liberarlo: una banda dei GAP di Milano, guidata da Edgardo Sogno ha fatto irruzione nell'Hotel Regina ma la schiacciante superiorità numerica delle SS ha fatto fallire il colpo, portando anzi all'arresto dello stesso Edgardo Sogno che viene poi inviato in un campo di prigionia a Bolzano.
Numerose congetture saranno aperte sul suo arresto: dopo la guerra voci di popolo asseriranno che è stato favorito dai servizi segreti inglesi per indebolire la componente di sinistra della Resistenza.
La maggioranza della storiografia riterrà invece che il suo è stato un arresto fortuito.
Successivamente, quando il gen. Karl Wolff, comandante delle SS in Italia, inizia a condurre trattative segrete con gli Alleati per una ritirata onorevole delle truppe tedesche dal suolo italiano (Operazione Sunrise), gli Americani, attraverso Allen Dulles, che escogita il piano, chiedono come prova di "buona volontà" la scarcerazione immediata di lui e del maggiore degli alpini Antonio Usmiani.
Nei primi giorni di marzo, i due vengono liberati e condotti in Svizzera.
Allen Dulles incontra i due ex prigionieri a Zurigo ed egli, con coraggio, dichiara di voler rientrare al più presto in Italia per riprendere la lotta partigiana.
Di lì a qualche mese, il 25 aprile finisce almeno in Italia la seconda guerra mondiale; tuttavia gli Alleati mantengono sotto la loro amministrazione tutto il Settentrione, ritenendo che unificare in quel momento il Paese possa provocare il rischio di una guerra civile.
Il CLN si adegua alle disposizioni alleate prendendo in giurisdizione tutto il Centro-Sud mentre al Nord continua ad operare il CLNAI.
Rientrato finalmente a Milano, egli viene confermato come rappresentante del Partito d'Azione.
Sebbene favorevole alla condanna a morte di B. Mussolini, definisce una "macelleria messicana" l'oltraggio riservato a Piazzale Loreto al corpo del duce, della Petacci e degli altri fucilati a Dongo.
Come ex capo partigiano, disapprova le azioni delle bande, soprattutto comuniste, che si dedicavano alla "vendetta", uccidendo ex fascisti.]

?-21 giugno, (III "governo Bonomi");

si scioglie, su pressione della sinistra, il II "governo Bonomi";
[I colloqui svoltisi fra Roma e Milano fra maggio e giugno fra le sei principali forze politiche del momento (Dc, Pci, Psi, Pli, Partito d'Azione,Democrazia del Lavoro) portano dopo l'affossamento dei nomi di Ivanoe Bonomi, di Pietro Nenni e di A. De Gasperi alla scelta sul suo nome, proposto peraltro da Leo Valiani affiancato dal socialista Rodolfo Morandi come una personalità intermedia fra le forze di sinistra e quelle centriste presenti nel CNL.]

21 giugno-10 dicembre, presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia ("governo Parri), su designazione dei partiti del CLN (Comitato Liberazione Nazionale), e ministro [ad interim] dell'Interno;
avvia la ricostruzione economica e politica del paese;

[Secondo un efficace ritratto che ne fa Indro Montanelli, appena insediatosi, egli vuole «conoscere tutte le pratiche di cui si sta occupando il governo» venendone talmente sommerso da non uscire più dal suo ufficio per giorni e giorni, mangiando soltanto pane e salame e dormendo su una branda da campo al Viminale.
Il suo governo, seppur lacerato dagli scontri fra l'estrema sinistra e i liberali, riesce a varare i primi timidi provvedimenti economici per far uscire il Paese dalla situazione post-bellica: il risarcimento pagato in dollari dagli Stati Uniti per le truppe d'occupazione permette il risanamento delle infrastrutture. La linea perseguita in questo senso dai ministri delle Finanze Marcello Soleri, che muore durante l'incarico, e Epicarmo Corbino crea, secondo alcuni, le condizioni per il "miracolo economico" degli anni cinquanta e sessanta.
Poco dopo è da lui varata la Consulta Nazionale: una sorta di Parlamento scelto dai vari partiti in attesa di libere elezioni.
È tra i primi politici a denunciare l'esistenza della mafia nell'Italia meridionale e a proporre una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. Spedisce al confino l'indipendentista siciliano Finocchiaro Aprile.
Le sue iniziative non avranno seguito, ma anzi saranno lasciate cadere dai successori.
In politica estera deve seguire il delicato tema delle trattative di pace: l'Italia è considerata un paese sconfitto e "provocatore della guerra". Per questo viene esclusa dalla Conferenza di San Francisco dove lui e A. De Gasperi, ministro degli Esteri, tentano di partecipare. È totalmente vano il tentativo di far entrare l'Italia nel novero dei paesi alleati con la dichiarazione di guerra all'ormai sconfitto Giappone avvenuta il 15 luglio.
Anche alla successiva Conferenza di Potsdam, dove deve essere deciso come risolvere la questione giuliana, ovvero se annettere Trieste e l'Istria all'Italia o alla Iugoslavia, la partecipazione dell'Italia viene esclusa per un veto esplicito posto da Winston Churchill. A Potsdam la questione giuliana non è discussa e in un comunicato viene riconosciuto all'Italia di essere stato il primo Paese a rompere l'alleanza con la Germania.
Poco dopo, in seguito ad una serie di visite all'estero di A. De Gasperi, si arriva a convocare un nuovo tavolo di trattative, con la partecipazione d'Italia e Iugoslavia sulla questione giuliana e sulle colonie italiane (Africa Orientale, Libia e Grecia). Egli esprime una posizione nettamente solidale con A. De Gasperi, contestato dai comunisti di P. Togliatti vicini invece a Tito.
Contemporaneamente alcune sue dichiarazioni di sostegno alle tesi repubblicane gli alienano il consenso dei liberali, che guidano una campagna contro di lui.
Benedetto Croce esprimendo il malcontento moderato definisce "un forte distacco fra il Paese reale e il Governo". Contro il Governo si accanisce anche il movimento dell'Uomo Qualunque, fondato in questo periodo da Guglielmo Giannini.]

è costretto alle dimissioni dalle destre che non condividono l'impronta unitaria e democratica del suo governo;

22 novembre
, la crisi esplode definitivamente: i ministri liberali rassegnano le dimissioni seguiti dai democristiani;
il PCI e il PSI non lo sostengono e anche il suo partito non ha la forza di contrastare la crisi ormai irreversibile;
24 novembre, lascia la Presidenza del Consiglio;
[Convoca i giornalisti al Viminale e si definisce vittima di un colpo di Stato; poi presenta polemicamente le dimissioni al CLN e non al luogotenente Umberto di Savoia come prevede la legge;
poco dopo, nell'ultimo Consiglio dei ministri, è convinto da A. De Gasperia rettificare le sue dimissioni e a scusarsi per la sua espressione su un presunto golpe;
si reca quindi al Quirinale per dimettersi come vuole la prassi.]

10 dicembre-13 luglio 1946 (I "governo De Gasperi);

dicembre, acclamato all'unanimità segretario del Partito d'Azione, guida il partito al prossimo congresso;

1946
eletto deputato all'Assemblea Costituente;

febbraio, al congresso del Partito d'Azione avviene lo scontro fra le due correnti dette "radicali" e "socialisti";
lui e Ugo La Malfa escono dal partito, dando vita alla Concentrazione Democratica Repubblicana, che si presenta alle prossime elezioni politiche del 2 giugno con una propria lista;

2 giugno, Proclamazione della Repubblica;
alle elezioni politiche, risultano eletti i due principali esponenti del movimento, che decidono poi di aderire al Gruppo Repubblicano in seno all'Assemblea Costituente;

25 giugno-31 gennaio 1948, Assemblea costituente;

13 luglio-2 febbraio 1947, (II "governo De Gasperi);
[I governo della Repubblica.]

settembre, la Concentrazione Democratica Repubblicana confluisce nel PRI (Partito Repubblicano Italiano);

vota la fiducia ai governi centristi guidati da A. De Gasperi;

1947
2 febbraio-31 maggio, (III "governo De Gasperi)

31 maggio-23 maggio 1948, (IV "governo De Gasperi);

1948
18 aprile, elezioni politiche (I Legislatura – 1948 8 mag - 24 giu 1953) per il PRI;
[Ex membro della Costituente, è senatore di diritto; aderisce al PRI (Partito repubblicano italiano.]
23 maggio-27 gennaio 1950 (V "governo De Gasperi);

1949
con altri resistenti fonda FIAP (Federazione Italiana Associazioni Partigiane), per evitare l'insorgente egemonizzazione della Resistenza da parte del PCI;
fonda e presiede (1949-72) l'INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), svolgendo un ruolo di punta nella denuncia del neofascismo e nella difesa dei valori della Resistenza;

1950
27 gennaio-26 luglio 1951, (VI "governo De Gasperi);

1951
26 luglio-16 luglio 1953 (VII "governo De Gasperi);

1953
la sua opposizione alla "legge truffa" lo porta alla rottura con il PRI e con la politica centrista, e alla fondazione, con Piero Calamandrei, del movimento di Unità popolare;
[Successivamente confluito nel PSI (Partito socialista italiano).]

17 maggio, «I Meridiani d'Italia», un giornale di destra, pubblica un articolo intitolato «Prove clamorose: Parri tradì i partigiani»;
[Egli decide di portare il giornale in tribunale ma il processo non finirà mai perché cadrà tutto in prescrizione. È un processo molto seguito: a suo favore testimoniano importanti politici del periodo come il comunista Luigi Longo e il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. Questi ricorda ai giudici come i capi partigiani avessero temuto per la vita del "comandante Maurizio". Uno dei suoi carcerieri riferisce che egli fu duramente percosso dai fascisti mentre lo trascinavano al carcere.
È per lui un duro colpo. Come riporterà Enzo Biagi, egli confida al suo avvocato: «Forse non basta vivere pulitamente, per i miei nemici avrei dovuto morire. Ma non è colpa mia se sono ancora qui».]

7 giugno, elezioni politiche (II Legislatura – 1953 25 giu - 11 giu 1958);
[Unità Popolare ottiene appena lo 0,6% ma sarà decisivo nel far mancare alla coalizione vincente il quorum per ottenere il premio di maggioranza.]
16 luglio-17 agosto, (VIII "governo De Gasperi);
17 agosto-18 gennaio 1954, ("governo Pella);

1954
18 gennaio-10 febbraio, (I "governo Fanfani);
10 febbraio-6 luglio 1955, ("governo Scelba);

1955
6 luglio-19 maggio 1957 (I "governo Segni");

1957
19 maggio-1° luglio 1958, ("governo Zoli");

in vista delle imminenti elezioni politiche dell'anno successivo, si candida come indipendente nelle liste del PSI;

1958
25 maggio, eletto senatore (III Legislatura – 1958 12 giug - 15 mag 1963) come indipendente nel PSI;
[Fino al 1 marzo 1963. Dal 2 marzo 1963, senatore a vita, di nomina del Presidente della Repubblica.]
1° luglio-15 febbraio 1959 (II "governo Fanfani);

1959
15 febbraio-25 marzo 1960, (II "governo Segni");

1960
25 marzo-26 luglio, ("governo Tambroni);
[Contesta aspramente il governo, che gode dell'appoggio esterno dei fascisti del MSI, e la sanguinosa repressione delle proteste popolari nel "30 giugno a Genova" e nella Strage di Reggio Emilia.]
26 luglio-21 febbraio 1962, (III "governo Fanfani);

1962
21 febbraio-21 giugno 1963, (IV "governo Fanfani);

1963
2 marzo, senatore a vita, di nomina del Presidente della Repubblica Antonio Segni;
28 aprile, elezioni politiche (IV Legislatura – 1963 16 mag - 4 giu 1968);
[Si iscrive al Gruppo parlamentare Misto.]
21 giugno-4 dicembre, (I "governo Leone");
4 dicembre-22 luglio 1964, (I "governo Moro");

si schiera decisamente a favore della distensione internazionale e del centro sinistra italiano;
fonda e dirige la rivista «L'astrolabio»;

1964
22 luglio-23 febbraio 1966, (II "governo Moro");

1966
23 febbraio-24 giugno 1968 (III "governo Moro");

1967
alla fine dell'anno, in vista delle prossime elezioni politiche, lancia, insieme ad alcune eminenti personalità del mondo politico e culturale italiano, l'Appello per l'unità delle sinistre;
[Alle elezioni molte di queste personalità si presenteranno come indipendenti nelle liste PCI-PSIUP.]

1968
19 maggio, elezioni politiche (V Legislatura – 1968 5 giu-24 mag 1972);
[Gli indipendenti eletti al Senato confluiscono in un Gruppo parlamentare autonomo denominato Sinistra Indipendente di cui eli sarà il presidente per molti anni, mantenendosi all'opposizione dei vari governi di centrosinistra che guidano l'Italia negli anni Sessanta e Settanta.
La Sinistra indipendente si caratterizza per essere un gruppo aperto a personalità provenienti dalla Resistenza ma di diversa estrazione politica, religiosa e sociale, in posizione di alleanza critica in particolare con il PCI (Partito comunista italiano).]

24 giugno-12 dicembre 1968, (II "governo Leone");
12 dicembre-5 agosto 1969, (I "governo Rumor");


in questi anni fondò e dirige il periodico «l'Astrolabio», tribuna da cui conduce campagne per la realizzazione di una democrazia più compiuta e dalla quale denuncia risorgente neo-fascismo. Considerato uno dei padri della Patria, morì a novantuno anni nel dicembre del 1981. Riposa nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova, a pochi metri dalla tomba di Giuseppe Mazzini.

1969
5 agosto-27 marzo 1970, (II "governo Rumor");

1970
27 marzo-6 agosto, (III "governo Rumor");
6 agosto-17 febbraio 1972, ("governo Colombo");

1972
17 febbraio-26 giugno, (I "governo Andreotti");
7-8 maggio, elezioni politiche (VI Legislatura – 1972 25 mag - 4 lug 1976);
26 giugno-7 luglio 1973 (II "governo Andreotti");

1973
7 luglio-14 marzo 1974, (IV "governo Rumor");

1974
14 marzo-23 novembre, (V "governo Rumor");
23 novembre-12 febbraio 1976, (IV "governo Moro");

1976
12 febbraio-29 luglio, (V "governo Moro");
5 luglio, elezioni politiche (VII Legislatura – 1976 lug-19 giu 1979);
29 luglio-11 marzo 1978, (III "governo Andreotti");

1978
11 marzo-20 marzo 1979, (IV "governo Andreotti");

1979
20 marzo-4 agosto, (V "governo Andreotti");
3 giugno, elezioni politiche (VIII Legislatura – 1979 20 giu-11 lug 1983);
4 agosto-4 aprile 1980, (I "governo Cossiga");

1980
4 aprile-18 ottobre, (II "governo Cossiga");
18 ottobre-28 giugno 1981 ("governo Forlani");

1981
28 giugno-23 agosto 1982, (I "governo Spadolini");

8 dicembre, muore a Roma.








 

____________________________

GOVERNO

 

Il Governo Parri fu in carica dal 21 giugno 1945 al 10 dicembre 1945, per un totale di 172 giorni, ovvero 5 mesi e 19 giorni.
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana (DC), 4 ministri e 5 sottosegretari
Partito Comunista Italiano (PCI), 3 ministri e 5 sottosegretari
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP già PSI), 4 ministri e 3 sottosegretari
Partito Liberale Italiano (PLI), 3 ministri e 4 sottosegretari
Partito d'Azione (PdA), Presidente del Consiglio, 2 ministri e 4 sottosegretari
Partito Democratico del Lavoro (PDL), 3 ministri e 3 sottosegretari
Indice [nascondi]
1 Presidente del Consiglio dei ministri
1.1 Vicepresidenti del Consiglio dei ministri
1.2 Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
2 Ministeri
2.1 Aeronautica
2.2 Affari Esteri
2.3 Africa Italiana
2.4 Agricoltura e Foreste
2.5 Alimentazione
2.6 Assistenza Postbellica
2.7 Consulta Nazionale
2.8 Costituente
2.9 Finanze
2.10 Grazia e Giustizia
2.11 Guerra
2.12 Industria e Commercio
2.13 Interno
2.14 Lavori Pubblici
2.15 Lavoro e Previdenza Sociale
2.16 Marina
2.17 Poste e Telecomunicazioni
2.18 Pubblica Istruzione
2.19 Ricostruzione
2.20 Tesoro
2.21 Trasporti
3 Cronologia
4 Note

Presidente del Consiglio dei ministri 21 giugno 1945 al 10 dicembre 1945
Ferruccio Parri (PdA)

Vicepresidenti del Consiglio dei ministri
Manlio Brosio (PLI)
Pietro Nenni (PSIUP)

Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Giustino Arpesani (PLI)
Giorgio Amendola (PCI)

MINISTERI

Aeronautica
Ministro Mario Cevolotto (PDL)
Sottosegretari Ernesto Pellegrino (militare)

Affari Esteri
Ministro Alcide De Gasperi (DC)
Sottosegretari Eugenio Reale (PCI), fino al 10 agosto 1945
Renato Morelli (PLI), con delega per gli 'Italiani all'estero'
Celeste Negarville (PCI), dal 10 agosto 1945
Antonio Giolitti (PCI)

Africa Italiana
Ministro Ferruccio Parri (PdA), ad interim

Agricoltura e Foreste
Ministro Fausto Gullo (PCI)
Sottosegretari Antonio Segni (DC)

Alimentazione
istituito con decreto luogotenenziale del 21 giugno 1945, n. 379, poi soppresso con decreto luogotenenziale del 22 dicembre 1945, n. 838
Ministro Enrico Molè (PDL)
Sottosegretari Luigi Renato Sansone (PSIUP)

Assistenza Postbellica
istituito con decreto luogotenenziale del 21 giugno 1945, n. 380
Ministro Emilio Lussu (PSd'Az)
Sottosegretari Mario Ferrara (PLI)
Enrico Berardinone (indipendente) (dal 5 luglio 1945)

Consulta Nazionale
istituito con decreto luogotenenziale del 31 luglio 1945, n. 443
Ministro Manlio Brosio (PLI), dal 17 agosto 1945

Costituente
istituito con decreto luogotenenziale del 31 luglio 1945, n. 435
Ministro Pietro Nenni (PSIUP), dal 12 agosto 1945

Finanze
Ministro Mauro Scoccimarro (PCI)
Sottosegretari Enrico Paresce (PDL)

Grazia e Giustizia
Ministro Palmiro Togliatti (PCI)
Sottosegretari Dante Veroni (PDL)

Guerra
Ministro Stefano Jacini (DC)
Sottosegretari Pompeo Colajanni (PCI)
Luigi Chatrian (DC)

Industria e Commercio
Con decreto luogotenenziale del 21 giugno 1945, n. 377, il 'Ministero dell'Industria, Commercio e Lavoro' fu ripartito in 'Ministero dell'Industria e Commercio' e 'Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale'.
Ministro Giovanni Gronchi (DC)
Sottosegretari Enzo Storoni (PLI), con delega per il 'Commercio'
Ivan Matteo Lombardo (PSIUP) dal 5 luglio 1945

Interno
Ministro Ferruccio Parri (PdA)
Sottosegretari Giuseppe Spataro (DC)

Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Romita (PSIUP)
Sottosegretari Giuseppe Bruno (PdA)

Lavoro e Previdenza Sociale
Con decreto luogotenenziale del 21 giugno 1945, n. 377, il 'Ministero dell'Industria, Commercio e Lavoro' fu ripartito in 'Ministero dell'Industria e Commercio' e 'Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale'.
Ministro Gaetano Barbareschi (PSIUP)
Sottosegretari Gennaro Cassiani (DC)

Marina
Ministro Raffaele De Courten (militare)
Sottosegretari Carlo Ardizzone (indipendente), deceduto il 15 novembre 1945
Angelo Corsi (PSIUP), con delega per la 'Marina mercantile'

Poste e Telecomunicazioni
Ministro Mario Scelba (DC)
Sottosegretari Mario Fano (indipendente)

Pubblica Istruzione
Ministro Vincenzo Arangio-Ruiz (PLI)
Sottosegretari Achille Marazza (DC)
Carlo Ragghianti (PdA), con delega per le 'Belle arti e spettacolo'

Ricostruzione
istituito con decreto luogotenenziale del 21 giugno 1945, n. 378
Ministro Bartolomeo Meuccio Ruini (PDL)
Sottosegretari Ernesto Rossi (PdA), dal 5 luglio 1945

Tesoro
Ministro Marcello Soleri (PLI), deceduto il 22 luglio 1945
Federico Ricci (indipendente), dal 31 luglio 1945
Sottosegretari Giovanni Persico (PDL)
Pietro Mastino (PSd'Az), con delega per i 'Danni di guerra'

Trasporti
Ministro Ugo La Malfa (PdA)
Sottosegretari Antonio Priolo (PSIUP)

 

Fonti
- Altre

 

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